Federico Moccia condannato in primo grado a 2 anni per evasione fiscale

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Maggio 2017 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Federico Moccia condannato in primo grado a 2 anni per evasione fiscale

Federico Moccia condannato in primo grado a 2 anni per evasione fiscale (Foto Ansa)

ROMA – Federico Moccia nei guai: lo scrittore, sceneggiatore e regista romano è stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per evasione fiscale. E’ accusato di aver evaso 1,4 milioni di euro nel biennio 2007-2008 attraverso fatture gonfiate per “acquisizioni inesistenti”. 

L’autore del bestseller Tre metri sopra il cielotitolare di una ditta individuale con il suo nome, è accusato di aver gonfiato le spese per il lavoro di preparazione del film tratto dal romanzo Scusa ma ti chiamo amore, protagonisti Raoul Bova e Michaela Quattrociocche. Secondo l’accusa, Moccia avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi prestazioni mai ricevute.

La notizia dell’inchiesta, giunta in questi giorni alla condanna di primo grado, era stata data dal Corriere della Sera il 21 dicembre del 2016, che in quell’articolo raccontò il retroscena che aveva portato al coinvolgimento dello scrittore nel caso.

Ora un passo indietro al 2007, quando Moccia decise di adattare al cinema l’omonimo romanzo. (…) Per la preparazione della pellicola, lo scrittore si rivolse a due società: la MR Trade e la Emmebi srl. A loro affidò, attraverso la sua ditta individuale «Federico Moccia», il compito di effettuare interviste in tutta Italia a persone di diversa età per avere diversi punti di vista necessari a creare la scenografia.

Quelle interviste sono contenuti in diversi dvd consegnati alla Finanza per provare le prestazioni ricevute come conferma dei versamenti. Ma qualcosa, scriveva allora il Corriere della Sera,

scricchiolerebbe nella versione resa dell’ideatore della moda dei lucchetti a Ponte Milvio. Innanzitutto, nel corso di un accertamento in fase di indagini, laddove avrebbe dovuto avere sede la MR Trade, la finanza trovò un magazzino. A far emergere la circostanza è stato il pm Gianluca Mazzei durante l’udienza, quando ha incalzato lo scrittore domandandogli se fosse mai stato in via Santa Maria Goretti, domicilio dell’impresa. «Certo – ha risposto Moccia – era il 2006, stavano al primo piano». A quel punto il pm -mettendo in difficoltà Moccia – ha ricordato al regista cosa trovarono i finanzieri nel sopralluogo: un locale vuoto. Non ci sono solo gli uffici diventati depositi a insinuare qualche crepa nella versione dello scrittore. Il pm ha poi chiesto di chiarire cosa fossero le ricerche di mercato pagate alla MR TRade con tre fatture da complessivi 444 mila euro a inizio 2008 e Moccia si è limitato a un «non ricordo, c’era un contratto». La sentenza è attesa per il prossimo maggio.