Flottiglia, liberi gli attivisti italiani. Frattini: “Grato a Israele”

Pubblicato il 2 Giugno 2010 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

Gli attivisti italiani sono liberi. Erano detenuti nel carcere israeliano di Beer Sheva  ed entro un’ora saranno trasferiti su un pullman che li porterà all’aeroporto Ben Gurion per essere imbarcati su un aereo diretto verso la Turchia.

Ne hanno dato notizia a Sarajevo fonti della Farnesina in contatto con l’ambasciata d’Italia a Tel Aviv.

Gli italiani erano sulla flottiglia di pacifisti assaltata dai militari di Tel Aviv domenica notte: sono il tenore Giuseppe ‘Joe’ Fallisi, la giornalista Angela Lano, Marcello Faracci, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin (italiano di origine araba).

“I nostri connazionali detenuti a Beer Sheva a seguito dell’azione israeliana a largo di Gaza sono appena stati liberati e si apprestano a rientrare in Italia”. Lo ha detto il Ministro degli esteri Franco Frattini, sottolineando di essere “particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta”.

“Gli sforzi per la pace sono ora la parola d’ordine”, ha aggiunto Frattini, “Questa vicenda non si deve ripercuotere sul processo di pace”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana ai microfoni di Skytg24 spiegando che un “rallentamento sarebbe l’effetto più dannoso” di questa vicenda.

Frattini ha ringraziato anche la “nostra ambasciata a Tel Aviv per l’impegno con cui ha sin dall’inizio seguito la vicenda adoperandosi per la rapida liberazione dei nostri connazionali e affinché i loro diritti fossero tutelati al massimo”.

“Il rapporto con il governo israeliano deve riprendere sul piano internazionale con qualche gesto di distensione”. “Mi auguro che da parte israeliana – ha aggiunto il capo della diplomazia italiana – significhi innanzitutto accelerare il processo di pace. Dire quello che ha detto Abu Mazen a Ban Ki Moon, cioé ‘i negoziati continueranno’ “. Il titolare della Farnesina ha precisato che l’augurato gesto di distensione da parte dello stato ebraico significhi anche “far sì che Gaza si trovi in una situazione meno difficile e quindi che i beni e quello che serve alla popolazione possa affluire, salvi i controlli di sicurezza”. “Noi ci aspetteremmo questi gesti di distensione”.