Fonsai, chiesto processo per Piergiorgio Peluso, figlio di Annamaria Cancellieri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Luglio 2015 - 19:35 OLTRE 6 MESI FA
Fonsai, chiesto processo per Piergiorgio Peluso, figlio di Annamaria Cancellieri

Piergiorgio Peluso

MILANO  –  La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Piergiorgio Peluso, direttore finanziario di Telecom Italia e figlio dell’ex ministro Annamaria Cancellieri, accusato di concorso in bancarotta in relazione al fallimento di Imco, una delle holding della famiglia Ligresti, ai tempi soci di Fonsai. Peluso, ora direttore finanziario di Telecom, è indagato in qualità di ex “amministratore delegato di Unicredit Corporate Banking”.

Oltre a Peluso, altre dodici persone sono coinvolte nell’inchiesta. La società Imco è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Milano il 13 giugno 2012 assieme alla controllante Sinergia. Per la Procura di Milano Peluso, in qualità di amministratore delegato di Unicredit Corporate Banking, sarebbe stato tra gli artefici di un’operazione di ristrutturazione del debito di Sinergia, la holding del gruppo immobiliare dell’ex galassia Ligresti, che si è rivelata “letale” per la controllata Imco e che avrebbe privilegiato Unicredit.

Come si legge nell’avviso di chiusura indagini, gli ex consiglieri e sindaci, in concorso con Peluso, avrebbero dissipato “il patrimonio di Imco spa con un’operazione, preparata nei mesi antecedenti e perfezionata il 5 agosto 2010, in virtù della quale” Imco, tra le altre cose, “si accollava la quota di un finanziamento già concesso dalla banca Ge Capital alla controllante Sinergia per 20 milioni di euro”.

La vicenda ha origine dal salvataggio di Sinergia indebitata inizialmente con Bipop Carire, alla quale sono successivamente subentrati Unicredit con 88,5 milioni e Ge Capitale per 20 milioni, per un totale di 108,5 milioni. La ristrutturazione del debito della capofila, però, secondo la ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza, sarebbe avvenuta tramite un trasferimento dei 108,5 milioni di euro di debito bancario sulle “spalle, non robuste, della controllata Imco”, nell’interesse degli istituti di credito, in primo luogo Unicredit, e poi Ge Capital.

Al termine dell’operazione Imco, secondo il pm, “assumeva il rilevante debito già in capo alla controllante Sinergia” e si “indebitava verso i medesimi creditori”, concedeva “garanzia sui propri beni e specialmente l’area cosiddetta Cerba”, giustificando “il versamento alla controllante con l’acquisto di un cespite (Tenuta Cesarina) privo di valore commerciale”.