Formigoni resta in carcere a Bollate. La Corte d’Appello di Milano nega il ricorso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2019 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
Formigoni resta in carcere a Bollate. La Corte d'Appello di Milano nega il ricorso

Formigoni resta in carcere a Bollate. La Corte d’Appello di Milano nega il ricorso

ROMA – La Corte d’Appello di Milano ha respinto la richiesta avanzata dalla difesa di Roberto Formigoni di dichiarare l’inefficacia dell’ordine di carcerazione firmato dal sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna in base al quale lo scorso 22 febbraio l’ex governatore lombardo 71enne è finito in carcere a Bollate per scontare la pena definitiva di 5 anni e 10 mesi per corruzione, nell’ambito del caso Maugeri-San Raffaele. Formigoni resta quindi in carcere.

La Corte ha dunque concordato con la Procura che l’altro ieri (27 marzo) aveva insistito perché l’ex presidente della Regione Lombardia restasse in carcere come Calisto Tanzi, l’ex patron di Parmalat, anche lui detenuto in cella nonostante i sopravvenuti 70 anni. Peraltro il procuratore, a proposito delle misure alternative e delle modalità di esecuzione della pena, aveva parlato di Bollate, dove è rinchiuso Formigoni, come di un “carcere a 5 stelle”, nel confronto con i più, evidentemente, duri e severi Opera e Busto Arsizio. 

La difesa invece puntava a scardinare l’impianto esecutivo legato al recente decreto spazzacorroti, sostenendone l’incostituzionalità a causa dei suoi effetti retroattivi contrari algli orientamenti giurisprudenziali della stessa Costituzione italiana, del codice penale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Davanti alla quarta corte d’appello di Milano l’altro ieri, durante un incidente di esecuzione sollevato dal pg, i legali di Formigoni hanno insistito con la richiesta di dichiarare l’inefficacia del provvedimento di esecuzione, in quanto dopo la sentenza passata in giudicato, il loro assistito “aveva il diritto di chiedere” entro 30 giorni “la detenzione domiciliare” in ragione del fatto che è ultrasettantenne.

Inoltre, sostenendo la irretroattività della ‘spazzacorrotti’, che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione, hanno chiesto di eccepire l’incostituzionalità della legge e di trasmettere gli atti alla Consulta. Secondo la quarta Corte d’Appello di Milano, invece, “l’ordine di carcerazione è stato (…) legittimamente eseguito”.

Inoltre, per i giudici, presieduti da Renato Brichetti, non si rileva la considerazione, posta dalle difese, che il reato di corruzione sia stato incluso in epoca successiva alla sua commissione tra i reati ostativi previsti dall’ordinamento penitenziario, “inclusione che incide in senso sfavorevole al condannato sia sulla sospendibilità dell’ordine di esecuzione (…) sia sulla concessione della detenzione domiciliare (…)”.

Come si legge nel provvedimento, “priva di rilevanza è, pertanto, ogni questione di legittimità che muova dal presupposto che non può trovare applicazione retroattiva una legge che modifichi in senso sfavorevole al reo la disciplina di istituti che in vario modo incidano sul trattamento penale”. Stessa cosa vale “per la questione di legittimità costituzionale” della nuova norma “nella parte in cui ha inserito i reati contro la pubblica amministrazione tra quelli ostativi alla fruizione di benefici penitenziari”. Il provvedimento conclude con una sorta di invito: le questioni sollevate in aula dalla difesa di Formigoni potranno essere poste al Tribunale di sorveglianza qualora venga avanzata richiesta di detenzione domiciliare per l’ex governatore lombardo. (fonte Ansa)