Franco Mastrogiovanni morto dopo 82 ore legato in psichiatria: condannati medici e infermieri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Novembre 2016 - 21:12 OLTRE 6 MESI FA
Franco Mastrogiovanni morto dopo 82 ore legato in psichiatria: condannati medici e infermieri

Franco Mastrogiovanni morto dopo 82 ore legato in psichiatria: condannati medici e infermieri

SALERNO  –  E’ morto dopo 4 giorni di calvario: legato in un letto di ospedale. Non assistito, non aiutato. Né dai medici, né dagli infermieri. Una vicenda assurda, iniziata con un Tso e finita con una raffica di condanne.  La Corte di Appello di Salerno, modificando e ribaltando parzialmente la sentenza di primo grado, ha condannato sei medici e anche undici infermieri (precedentemente assolti) per la morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro delle elementari sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio nell’ospedale di Vallo della Lucania (Salerno) e deceduto, nell’agosto del 2009, dopo essere rimasto legato per 4 giorni nel suo letto.

I giudici hanno ridotto le pene per i medici e ritenuto gli infermieri responsabili di non avere prestato la dovuta assistenza al malato. I medici sono stati condannati a pene che vanno dai 13 mesi ai due anni, gli infermieri dai 14 mesi ai 15 mesi. Per tutti, però, la pena è sospesa. I Radicali Italiani, attraverso il segretario Riccardo Magi e il tesoriere Michele Capano, che ha assistito da avvocato la sorella di Mastrogiovanni, chiedono una legge che porti il nome del maestro e che ricordi come siano stati condannati anche in Appello i responsabili della sua morte. “Di fronte allo ‘spaccato’ dei reparti di psichiatria italiani che questo processo rivela, – hanno detto poco dopo la sentenza Magi e Capano – e di fronte al moltiplicarsi dei casi di ‘morte per TSO’ di cui ogni anno si ha notizia, i Radicali Italiani si faranno promotori di un progetto di riforma che preveda un’assistenza legale obbligatoria per i malati che si trovino in queste situazioni e la massima trasparenza delle condizioni di cura all’interno dei reparti”.

Gli esponenti dei Radicali hanno ricordato infatti come nel caso del maestro di Vallo della Lucania ai familiari non sia stata consentita neppure una visita in reparto per sincerarsi delle condizioni del congiunto. E soltanto dopo l’apertura dell’inchiesta i familiari poterono rendersi conto di quanto fosse avvenuto tra le mura del reparto attraverso le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza. Video raccapriccianti che sconvolsero la famiglia e che non furono nascosti all’opinione pubblica. A renderli pubblici furono proprio i familiari con l’obiettivo di rafforzare la battaglia che stavano conducendo nelle aule di giustizia. Grazie anche a quel documento e a tutti i riscontri anatomopatologici, i giudici di Salerno hanno stabilito che ci furono precise responsabilità nella morte del docente.

Per i medici Rocco Barone e Raffaele Basso la pena è stata ridotta a 2 anni; un anno e 11 mesi per Michele Di Genio; un anno e 10 mesi per Amerigo Mazza e Anna Angela Ruberto; 13 mesi per Michele Della Pepa. Di nuovo c’e’ la condanna anche per 11 infermieri del reparto, assolti in primo grado. Anche per Maria D’Agostino Cirillo, Maria Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Massimo Minghetti, Nicola Oricchio, Raffaele Russo, Massimo Scarano e Antonio Tardio le condanne vanno dai 13 mesi ai 2 anni di carcere e anche per loro la Corte d’Appello di Salerno ha sospeso la pena ma sono stati riconosciuti responsabili assieme ai medici di sequestro di persona, falso ideologico e morte in conseguenza di altro reato.

“Occorre apprezzare il ribaltamento delle valutazioni che il giudice di primo grado del Tribunale di Vallo della Lucania aveva compiuto circa gli infermieri – hanno osservato gli esponenti radicali Magi e Capano – Mentre la sentenza di primo grado aveva assolto questi ultimi ritenendo di non poterli rimproverare per avere ‘ubbidito’ agli ordini dei medici, oggi, per quanto occorra aspettare le motivazioni della sentenza per una valutazione più completa, viene affermato il principio per cui la qualificazione professionale dell’infermiere e la manifesta criminosità della condizione a cui era stato ridotto il prof. Franco Mastrogiovanni, impongono di condannare chi ha assistito ed avallato con il suo operato tutto ciò senza opporvisi”.