“Genny” Cesarano ucciso a 17 anni fu vittima innocente: 4 arresti a Napoli

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2017 - 01:35 OLTRE 6 MESI FA
"Genny"  Cesarano ucciso a 17 anni fu vittima innocente: 4 arresti a Napoli

I funerali di Genny Cesarano (Ansa)

NAPOLI – Il nome di Gennaro ‘Genny’ Cesarano, ucciso a 17 anni la notte del 6 settembre 2015 al Rione Sanità, è stato iscritto ufficialmente nell’elenco dei morti innocenti per mano di camorra.

Ci sono voluti quattordici mesi di indagini, approdate all’esecuzione di quattro ordinanze cautelari nei confronti dei presunti assassini, per mettere fine una volta e si spera per sempre alle voci su un coinvolgimento in qualcosa di losco di quel ragazzo che stava solo chiacchierando con i suoi amici quando una pioggia di proiettili si abbatté sul gruppetto durante una ”stesa”, come vengono definite le scorribande organizzate dai clan quando intendono seminare il terrore tra i rivali.

E’ stato necessario il ‘‘pentimento” di colui che organizzò la spedizione punitiva, il boss Carlo Lo Russo, per fare giustizia di tutte le insinuazioni che erano circolate e restituire a Genny l’immagine di un ragazzo pulito ucciso da una pallottola sparata a casaccio. Il collaboratore di giustizia ha spiegato che il raid rappresentò una ritorsione contro il gruppo, attivo al rione Sanità, capeggiato da Pierino Esposito.

Qualche giorno prima infatti affiliati al clan di Esposito avevano messo in atto una ”stesa” nella raccaforte dei Lo Russo, a Miano, quartiere a nord di Napoli. Un affronto che andava lavato col sangue dei rivali. La notte del 6 settembre da Miano partirono i killer in sella a quattro motorini: arrivati in piazza San Vincenzo, convinti che in quel gruppetto di giovani vi fossero esponenti del clan Esposito o forse addirittura lo stesso boss (ucciso poi in un agguato due mesi dopo), spararono all’impazzata: 24 colpi esplosi con almeno tre diverse pistole, come hanno accertato gli esperti balistici.

I destinatari dei provvedimenti, già in carcere per altri reati, sono Antonio Buono, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto e Mariano Torre. Le ordinanze sono state eseguite a conclusione dell’inchiesta coordinata dai pm della Dda Henry John Woodcock e Enrica Parascandolo e dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice.

Il procuratore Giovanni Colangelo e il questore Guido Marino hanno voluto mettere l’accento sulla scarsa collaborazione offerta dai cittadini, puntando l’indice in particolare sugli amici che erano con Genny e che quella notte scamparono alla morte buttandosi per terra e cercando riparo dietro le auto in sosta. “Non escludo una iniziale passiva reticenza – ha detto Colangelo -. Non chiedo alla gente di compiere atti di eroismo ma ai cittadini atti di quotidiana ordinaria legalità”.

“I ragazzi che erano in compagnia della vittima li abbiamo dovuti snidare” ha affermato il questore che ha parlato di “spregevole reticenza”. Marino, come il procuratore, ha elogiato l’attività investigativa: “Dire che lo Stato è assente è una spudorata menzogna. Di questa polizia e di questa magistratura ci si deve fidare”. ”Oggi vince la verità”, ha detto Antonio Cesarano, padre della vittima.

”Io e la mia famiglia – ha aggiunto – chiediamo giustizia, ma quello che più conta è che nelle carte dell’inchiesta oggi ci sia chiaramente scritto che mio figlio non aveva nulla a che vedere con la camorra e che è una vittima innocente. Era un bravo ragazzo ma ho dovuto gridarlo per giorni prima che dessero ascolto a me ed alle migliaia di persone scese in piazza per il funerale concesso, come si fa per un boss di camorra, alle 7 di mattina. Ora spero che lui riposi in pace. La nostra l’abbiamo persa quella notte”.

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Luigi De Magistris: ”Da sempre abbiamo apprezzato la grande partecipazione popolare del quartiere Sanità contro la camorra e l’impegno attivo nei movimenti anticamorra di Antonio, padre di Genny, giovane vittima innocente di una stesa di camorra”.