Genova, le case del porto affittate a 5 euro al mese. Corte dei Conti indaga

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Ottobre 2014 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA
Genova, le case del porto affittate a 5 euro al mese. Corte dei Conti indaga

Genova, le case del porto affittate a 5 euro al mese. Corte dei Conti indaga

GENOVA – Le case di proprietà dell’Autorità portuale affittate a 5 euro al mese. Succede a Genova e la Corte dei Conti ora ufficialmente indaga per valutare gli eventuali sprechi di denaro pubblico. Nel mirino dei giudici contabili c’è il caso di Achille Moiola, autista di vari presidenti dell’Autorità portuale succedutisi tra il 2002 e il 2010: Giuliano Gallanti, Giovanni Novi e Luigi Merlo, attualmente in carica. All’autista sarebbe stato concesso a un canone super-agevolato un locale a ridosso del mercato del pesce, pur non essendo una delle figure per le quali sarebbe stata pensata la destinazione dell’alloggio.

Il Secolo XIX  illustra bene i dettagli della vicenda:

Finora i vertici del porto avevano infatti spiegato che gli immobili, posizionati in zona non pregiata ma centrale e soprattutto molto grandi rasentando ciascuno i 100 metri quadrati, sarebbero in teoria destinati ai “fanalisti”, addetti a manutenzione e riparazione dei segnali luminosi e quindi reperibili. È vero che Moiola è stato fanalista prima del 2002 e lo è tornatodopo il 2010; ma perché ha beneficiato della casa con supersconto mentre non lo era? Ieri dai meandri di Palazzo San Giorgio è spuntato un decreto ad hoc del 1992 (presidente dell’allora Consorzio autonomo del porto era Rinaldo Magnani) che parrebbe autorizzare pure gli autisti.

L’affaire-appartamenti era deflagrato all’inizio del mese, rivelato nel corso d’un processo su tutt’altro. A giudizio, da alcune settimane, è finito Andrea Pieracci, uno dei superdirigenti del porto genovese. Lo accusano di aver truccato alcune commesse per restyling assortiti (asfaltature in primis) fra 2009 e 2010 frazionandole sotto la soglia dei quarantamila euro, così da dribblare la gara pubblica. Uno dei principali accusatori di Pieracci è Mauro Boffelli, rappresentante sindacale che nella Direzione tecnica – ufficio appalti diretta dal primo aveva lavorato a lungo.

Oltre a dichiarare che il manager riceveva regali e favori dalle aziende amiche, un anno fa aveva consegnato agli inquirenti un dvd contenente registrazioni eseguite da lui stesso, dopo che la Finanza aveva compiuto le prime perquisizioni. In quei file si sentono altri lavoratori confermare il malaffare, con frasi abbastanza clamorose del tipo «era scandaloso», «lo sappiamo tutti che funzionava così» oppure «l’appetito vien mangiando». E però in aula il legale di Pieracci, Carlo Biondi, ne ha minato profondamente la credibilità, sfoderando a un certo punto il jolly dell’appartamento.