Genova: incidente raffineria, petrolio va verso il mare

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2016 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA
Genova, rotto oleodotto raffineria Iplom: petrolio in mare

Genova, rotto oleodotto raffineria Iplom: petrolio in mare

GENOVA – Un’esplosione, i tubi che si rompono e il petrolio che inizia la sua inesorabile marcia verso il mare.  Allarme alle 20 di ieri sera, domenica 17 aprile, nella raffineria Iplom di Genova, dove si è verificato il cedimento di un tubo dell’oleodotto, sito poco distante dal torrente Fegino. In pochi istanti, dopo avere udito un forte boato, gli abitanti di Borzoli hanno visto l’acqua del fiume diventare scura. Stando alle prime informazioni sarebbero 5 le condutture che avrebbero ceduto.

Immediatamente è scattato l’allarme e son intervenute squadre dei vigili del fuoco per riparare il guasto e scongiurare il peggio. Il petrolio, però, si era già esteso in acqua, fino al torrente Polcevera. “C’è una forte puzza e la popolazione della zona respira male” – ha fatto sapere Angelo Spanò, coordinatore metropolitano dei Verdi e abitante nel quartiere Coronata – “ci sono forti miasmi pure in casa mia. Ciò vuol dire che il petrolio dal rio Pianego è già arrivato quasi alla foce del Polcevera. I vigili del fuoco stanno posizionando le panne per contenere la marea nera”.

I Vigili del fuoco hanno cercato di arginare il petrolio all’interno del torrente Polcevera, collocando nel letto del fiume panne di circa 300 metri a monte del ponte di Cornigliano; non solo, in quanto prodotto altamente infiammabile, hanno coperto lo sversamento con liquido schiumogeno. Sono intervenuti anche il nucleo NBCR (per il rischio Nucleare, Biologico, Chimico e Radioattivo), il movimento terra e le squadre antincendio, oltre alla Capitaneria di Porto, Polizia, Polizia locale e Arpal.

Ora però è scattato l’allarme inquinamento per l’alto rischio di disastro ambientale. Nelle prossime ore saranno organizzate le bonifiche e si potrà procedere con la valutazione dell’entità di eventuali danni.

Dighe per fermare il petrolio. Spiega il Corriere della Sera:

Le operazioni del 115 sono iniziate subito, dopo l’allarme. Chiara la strategia del team intervenuto: occorreva fermare il petrolio prima che raggiungesse le acque salate. Delle ruspe sono state posizionate sul greto del torrente, spostando massi e «scavando» nel fossato un solco che ha permesso il posizionamento di vere e proprie «mini dighe» capaci di fermare il flusso del petrolio. È stata anche gettata in acqua una schiuma speciale, utilizzata per diluire la massa liquida e attenuare il rischio di incendi. Che incombe ancora: tanto che domenica sera i pompieri avevano invitato i cittadini a non uscire dalle case. Gli specialisti del 115 stanno separando il greggio dall’acqua. Una volta terminata quest’operazione il liquame verrà aspirato e verrà condotta la bonifica ambientale vera e propria su una zona che tra l’altro è di pregio ambientale. «Occorrerà vedere quali conseguenze lo sversamento avrà avuto su flora e fauna», dice ancora Spanò. Ancora frammentarie le notizie di ciò che sarebbe all’origine del guasto: forse un malfunzionamento dello strumento che regola la pressione del greggio, che attraversa una condotta che sale e poi scende prima di raggiungere il terminal del porto.