Genova, Siap denuncia “Porzioni minime, poliziotti in mensa costretti alla dieta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2017 - 23:28 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – Poliziotti a dieta a Genova. Il sindacato Siap insorge contro la scarsa quantità di cibo di cui usufruiscono i colleghi all’interno delle mense e punta il dito contro la ditta che ha in appalto il servizio: “Minaccia i dipendenti di trasferimento se non accettano la riduzione dell’orario”, interviene il segretario provinciale Roberto Traverso.

Sono duemila i poliziotti che ogni giorno vanno a mangiare nelle sei mense di Stato: a Sturla e Cornigliano, nella caserma del Reparto Mobile di Bolzaneto, al Lagaccio (Polfer), in via Saluzzo alla Foce e Sampierdarena (dove ci sono le sedi della Stradale). “È da troppo tempo che stiamo sensibilizzando a fare in modo che il servizio possa essere il più accettabile possibile. Recentemente, abbiamo scritto al questore Sergio Bracco, il nostro punto di riferimento provinciale. Il prossimo passaggio sarà quello di rivolgerci alla prefetta Fiamma Spena – va avanti il combattivo Traverso – per intervenire a Roma, con il ministero, su due aspetti: il rispetto dell’appalto e la difesa delle lavoratrici”.

Ma cosa succede nelle cucine? “Le grammature non vengono rispettate, quindi la classica fettina di carne si riduce a un sottile quadratino di pochi centimetri. Il pesce è tutto lische, mentre la pasta, che dovrebbe essere un piatto essenziale, che fa bene e riempie, spesso non è condita a dovere. Di un bianco smorto… Non sto parlando di sugo con astice, ma di semplice pomodoro! Eppure cosa costerebbe aumentare le dosi di trenta grammi visto che la pasta non è certo un piatto per ricchi?”.

Sulla qualità per ora nulla da eccepire sul servizio offerto dalla ditta Dussmann, che ha appalti in tutta Italia oltre che con la Polizia di Stato, ma sulla quantità sì. “L’ultima lettera l’abbiamo ricevuta dalla Stradale, che ci ha segnalato il problema delle dosi e ci chiedeva di intervenire sul mancato rispetto di quello che prevede l’appalto. Internamente abbiamo segnalato alla commissione paritetica provinciale le carenze. Poi sarà l’amministrazione a porre il problema alla ditta. Se non vengono rispettate le regole, allora si può addirittura togliere l’appalto. Ma questo è l’ultimo step». Ritornando al menù, non è solo questione di peso. «In primo luogo, un menù scarso vuol dire un pasto meno nutriente e completo – va avanti Traverso riferendosi a proteine e calorie –; poi quando si paga si deve ricevere quello che è previsto. Al contrario, l’amministrazione ha dato in appalto un servizio, ma la ditta non lo fornisce”. A parte la pancia vuota, in ballo c’è anche il posto di lavoro di tante dipendenti dell’azienda. “Gliel’hanno detto chiaramente: se non accettate una diminuzione dell’orario di servizio dobbiamo trasferirvi. Quindi non interveniamo solo per i nostri problemi, ma anche per loro, per solidarietà, perché sono con noi ogni giorno nelle nostre caserme. Senza contare che i tagli al personale peggioreranno il servizio». Le lamentele dei colleghi aumentano giorno dopo giorno. «Quando si parla del panino da casa, vuol dire che il servizio è insufficiente – conclude il segretario provinciale del Siap, Roberto Traverso – e che la pazienza è finita. Non si può garantire un pasto con una mozzarella e due pezzetti di tonno e costringerci a un digiuno forzato. Non mi resta che dire che siamo alla frutta, ma delle volte neppure la troviamo”.