“Con Saadi Gheddafi, mezza Udinese andava al Crazy Horse”

Pubblicato il 9 Marzo 2011 - 19:31 OLTRE 6 MESI FA

UDINE – Tra i ricordi del portiere di notte del lussuoso “Là di Moret” a Udine, un capitolo a parte riguarda le gesta del figlio di Gheddafi, Saadi. Messosi in testa di essere un vero calciatore, attraverso i buoni uffici del potente padre, Gheddafi junior venne ingaggiato da Perugia, Sampdoria e appunto Udinese. Ivan Molinaro, maitre ormai in pensione, ha rievocato in un libro i giorni e soprattutto le notti del quattro stelle alla periferia nord della città. Lo sbarco dell’entourage di Saadi merita di essere raccontato.

“Il bunga bunga qui l’abbiamo scoperto con cinque anni di anticipo” ammicca Molinaro. E la mente va a quei viaggi a Parigi improvisati dal figli del raìs: l’aereo personale sulla pista di Ronchi dei Legionarisempre pronto a partire, destinazione Crazy Horse. “Portava con sé cinque-sei giocatori della rosa: all’una di notte erano tutti a vedere gli spogliarelli. Rientravano a mezzogiorno e i cinque calciatori marcavano visita: stioramenti improvvisi, influenze repentine.”

Saadi, era circondato costantemente da una quindicina di persone tra autisti, guardie del corpo, due segretari personali. Tutto questo “ambaradan” costava sui tre mila euro al giorno. “Gheddafi beveva vino Sassicaia, champagne Cristal o Krug. Una mattina pretese per pranzo 3 kg di caviale beluga. Riuscimmo a fatica a raccoglierne la metà, a Udine non ce n’era così tanto”. Il rampollo del re dei re coi suoi sottoposti poteva essere anche violento, ma la sua dobermann Dina era trattata meglio di una regina. Specializzata nella ricerca di eventuali esplosivi, dimorava in una suite tutta per lei. Nella stessa stanza dormiva anche il suo istruttore: la cagna sul letto a baldacchino, l’umano per terra sul tappeto scendiletto.

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