Giacomo Frati primario in tempo record: Mi esercitavo operando manichini

Pubblicato il 28 Febbraio 2012 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Il rettore della Sapienza Luigi Frati, padre di Giacomo (Foto LaPresse)

ROMA – Il ‘Corriere della Sera’ torna su Giacomo Frati, il figlio del rettore della Sapienza di Roma che si è “ritrovato” alla guida di un’Unità Programmatica Tecnologie cellulari-molecolari applicate alle malattie cardiovascolari: lui stesso in una video intervista rilasciata a Sabrina Giannini di Report dice di non aver mai operato al cuore nessuno e di essersi impratichito “operando i manichini”.

Eppure, come ricorda Gian Antonio Stella sul ‘Corriere della Sera’, Giacomo Frati ha fatto una carriera fulminea: ricercatore a 28 anni, professore associato a 31, in cattedra a 36, è diventato ordinario nella stessa facoltà di medicina in cui il padre, il potentissimo rettore Luigi, è stato per una vita il preside e dove lavorano anche la madre Luciana Rita Angeletti (laurea in lettere, storia della medicina) e la sorella Paola, laureata in legge e accasata a Medicina Legale.

Si racconta, ricorda ‘Il Corriere della Sera’, che l’esame che Giacono Frati vinse per diventare cardiochirurgo sia stato fatto da una commissione composta da due igienisti e tre dentisti. Dopo di che venne chiamato a Latina dove era stata aperta una “succursale” di cardiologia della Sapienza presso la casa di cura Icot. Poi ritornò a Roma dopo vennero tolti dei posti letto dal reparto di cardiochirurgia per creare l'”Unità Programmatica Tecnologie cellulari-molecolari applicate alle malattie cardiovascolari” di cui divenne capo con un ruolo equiparato a quello di primario. Su questa nomina però indaga la magistratura perché, scrive ‘Il Corriere della Sera’,  la nascita del nuovo reparto e della nomina vennero decise dal nuovo direttore generale Antonio Capparelli, nominato poche settimane prima ai vertici del Policlinico da Luigi Frati, il padre di Giacomo.

Scrive ‘Il Corriere della Sera’ che alla carriera fulminea non hanno però corrisposto i risultati. Il reparto nato a Latina e affidato a Giacomo, ad esempio, sembra sia stato chiuso in fretta per pochi risultati. Non solo. Sabina Giannini di Report ha recuperato le tabelle  del “PReValE” sui risultati dei vari reparti. Alla voce “Bypass aorto-coronarico”, si legge sul ‘Corriere della Sera’, per il 2008-2009 sulla mortalità nei primi 30 giorni dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico, risulta che non ce la fece il 2,25% degli operati (su 356) al Gemelli, lo 0,46% (su 656) al San Camillo-Forlanini, il 2,67% (su 225) all’Umberto I, il 3,01 (su 632) all’European hospital e via così. Risultato finale: una media di mortalità, per quanto queste statistiche vadano prese con le pinze, intorno al 2,5%.

La Giannini ha mostrato quella tabella a Giacomo Frati chiedendo come mai all’Icot c’era una mortalità del 6% e cioè più che doppia? Lui, in un video pubblicato dal ‘Corriere della Sera’, rispode: “Cioè, la cardiochirurgia qui è partita da zero. Faccio presente che quando noi abbiamo iniziato tutto il personale, anche infermieristico, era un personale che non aveva mai visto la cardiochirurgia. Abbiamo fatto simulazione in sala anche con i manichini. Anche per il posizionamento dei devices della circolazione extracorporea”.

Il sindacato Fials al Policlinico, scrive Gian Antonio Stella, è sul piede di guerra: il segretario regionale, professor Antonio Sili Scavalli, ha mandato una diffida a Renata Polverini chiedendo come fosse possibile che Giacomo Frati, chiamato al Policlinico per attivare una guardia medica di cardiochirurgia, sia stato quattro mesi dopo promosso e contestualmente abbia chiesto, da primario, di essere esentato dalle noiose guardie notturne. Il sindacato, che preannuncia un esposto alla magistratura, chiede anche se è vero che in un anno e mezzo i dati sulla produttività dell’unità di Giacomo Frati “fornirebbero un numero pari a zero”, e se è vero che in questo periodo il giovine chirurgo ha fatto in tutto 5 interventi “peraltro di cardiochirurgia classica” che dunque non c’entrano niente con la creazione su misura del reparto di “avanguardia”.