Giada Molinaro, i genitori rifiutano risarcimento da 1 milione del pirata della strada

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2017 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
Giada Molinaro, i genitori rifiutano risarcimento da 1 milione del pirata della strada

Giada Molinaro, i genitori rifiutano risarcimento da 1 milione del pirata della strada

VARESE – Un anno fa videro la loro figlia morire davanti ai loro occhi in mezzo ad una strada, travolta da un pirata che poi fuggì e ammise le proprie colpe solo dopo essere stato fermato dalla polizia. Oggi, a pochi giorni dal processo, rifiutano il risarcimento da quasi un milione di euro che quel pirata, Flavio Calogero Jeanne, cuoco di 24 anni, ha offerto loro. “Non vogliamo soldi, vogliamo soltanto giustizia”, hanno spiegato al Giorno i genitori di Giada Molinaro, investita e uccisa a 17 anni in via dei Mille a Varese il 14 settembre del 2016.

“Non è accanimento da parte nostra, spiega l’avvocato che assiste la famiglia. Si tratta di garantire giustizia a una giovane che, visto il comportamento dell’indagato, non ne avrebbe avuta senza l’eccellente lavoro svolto dalle forze di polizia”. Questo perché Flavio Jeanne dopo l’incidente fuggì e non si costituì nemmeno in seguito. Anzi: il giorno dopo portò l’auto ammaccata, con ancora le tracce di sangue della studentessa, dal meccanico, dicendo di aver investito un cinghiale.

Solo grazie al lavoro certosino degli investigatori, che hanno raccolto i frammenti dell’auto rimasti sull’asfalto, si è arrivati al colpevole. A nulla erano serviti gli appelli dei genitori di Giada, disperati. A nulla erano valse la parole della fidanzata di Jaenna, che aveva cercato di convincerlo a farsi avanti.

Così adesso, a pochi giorni dall’udienza a Varese che si terrà il 21 marzo, mamma Stefania e papà Pasquale hanno detto di no a quel risarcimento milionario: trecentomila euro a genitore e somme decrescenti per gli altri membri della famiglia.

Loro vogliono giustizia, e vogliono prendere parte al processo nella forma più forte possibile, come ha spiegato il loro avvocato al Giorno:

“Vogliono essere nel processo con la maggior forza possibile. Il che significa costituzione di parte civile”. Accettare il denaro impedirebbe questa specifica costituzione nel procedimento: “I familiari, al massimo, potrebbero essere considerati parte lesa, una posizione processuale molto meno forte”. Un risarcimento, poi, allevierebbe la posizione dell’imputato. “Non è quello che vogliamo – continua Viazzo – i miei assistiti vogliono giustizia, senza sconti, senza alleggerimenti. Una sentenza giusta, entro i limiti previsti dalla norma ovviamente, ma senza alcun alleggerimento”.