Giancarlo Orsini, killer di Roma: “Sparavo 5 colpi, l’ultimo in testa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2015 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA
Giancarlo Orsini, killer di Roma: "Sparavo 5 colpi, l'ultimo in testa"

Giancarlo Orsini

ROMA – “Mi vestivo da ufficiale giudiziario e sparavo cinque colpi, l’ultimo alla testa, con la vittima già in terra”: è la confessione di Giancarlo Orsini, romano di Primavalle, 48 anni, killer a pagamento. Orsini è stato arrestato nel marzo del 2013, è stato inserito in un programma di protezione per collaboratori di giustizia. E’ in una cella da sola: per motivi di sicurezza non può stare insieme ad altri detenuti, spiega sul Corriere della Sera Rinaldo Frignani, che l’ha incontrato.

Grazie ad Orsini e alla sua testimonianza i carabinieri romani hanno ricostruito alcuni degli omicidi avvenuti a Roma tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Per lo più vendette o regolamenti di conti, commessi da Orsini per cifre tra i 3mila e i 25mila euro.

Omicidi come quello di Federico Di Meo (compiuto a Velletri il 24 settembre del 2013), o quello di Sesto Corvini (ucciso a Casal Palocco il 9 ottobre del 2013), e quello di Roberto Musci (ammazzato il 21 gennaio 2014 a Casalotti).

Adesso Orsini ricorda quella vita:

“C’erano sempre due parti in me, c’era quello che guardava la cosa a distanza e quello che voleva restare umano”.

Adesso sotto protezione è finita anche la sua famiglia.

“La mia compagna era la vittima mia, nel senso che mi vedeva… mi chiudevo in camera, studiavo. Tutte cose assolutamente… dal cambiamento del clima alla numerologia, mi davo le mie ragioni. Ero appassionato di tante cose agli antipodi di quello che facevo. Il cialtrone con quello che ancora riuscivo a fare. Ma era sempre una scusante per tenermi in piedi. Perché in verità, droga o no, nessuno fisicamente normale avrebbe retto il ritmo che avevo io. Dopo l’omicidio (di Sesto Corvini, accusato di essere un usuraio, ndr) mi sono drogato, l’ultimo anno mi sono drogato pesantemente, avevo pure le allucinazioni. Bevevo solo centrifughe, facevo quattro-cinque giorni senza dormire». Perché? «Dovevo coprire buffi (debiti ndr ), venivo dallo sfratto. E comunque la mia era una guerra solitaria”.