Giovanna Arrivoli, la boss diventata uomo uccisa per sgarro

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2016 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA
Giovanna Arrivoli, la boss diventata uomo uccisa per sgarro

Giovanna Arrivoli, la boss diventata uomo uccisa per sgarro

NAPOLI – All’anagrafe era Giovanna Arrivoli, 41 anni. A vederla invece era un uomo a tutti gli effetti. Ed era un boss dello spaccio a Melito, Napoli. Per uno sgarro, dai contorni ancora da chiarire, è stata torturata e uccisa, un’esecuzione spietata come quelle che la camorra riserva agli uomini. Perché la camorra è roba da uomini, raramente da donne. Giovanna poi rappresentava un unicum, perché aveva cambiato sesso. Come uomo si era ricavata un ruolo di spicco nello spaccio di droga e forse per uno sgarro è stata torturata e uccisa. La sua storia la racconta il Messaggero:

Intorno a quella sepoltura improvvisata, i carabinieri hanno sequestrato una zappa e un piccone, attrezzi portati sul posto dall’assassino, o anche più di uno, per far sparire per sempre il corpo di Giovanna Arrivoli. La sua sorte per l’assassino era già segnata. E la sua scomparsa, denunciata domenica scorsa dall’amica con la quale la donna uccisa divideva l’appartamento, non era un allontanamento volontario, ma un vero e proprio sequestro di persona.

La vittima, che non aveva documenti, e che era vestita con jeans, maglietta e un paio di scarpe sportive, è stata identificata perché nella denuncia di scomparsa, alla voce segni particolari, era stato scritto che Giovanna Arrivoli aveva due tatuaggi, uno disegnato sul braccio e raffigurante il volto di un uomo, e poi una frase particolare tatuata sulla gamba destra. Un delitto che rimanda nella recente memoria a quello di Vincenzo Amendola, il diciottenne di Ponticelli, ucciso a colpi di pistola e poi sotterrato in un fondo agricolo abbandonato, dai suoi stessi amici, per una relazione sentimentale, proibita dall’osceno codice d’onore della camorra, con la moglie in un boss, attualmente in carcere.

Non senza difficoltà, per le pessime condizioni ambientali e per l buio pesto di quella parte di via Giulio Cesare, che a Melito tutti ancora si ostinano a chiamare con il vecchio nome di via Melitiello, i necrofori sono riusciti a recuperare il corpo, che è stato trasportato all’obitorio dell’Istituto di Medicina Legale, del Secondo Policlinico di Napoli, dove al più tardi in trentasei quarantotto ore, dovrebbe essere effettuato l’esame autoptico. Difficili, se non complicate si presentano le indagini, anche se la pista principale seguita dagli investigatori è quella del delitto di camorra, pur non tralasciando ipotesi che riconducono alla sfera della vita privata della vittima. Nelle ore successive alla scoperta del cadavere, i militari hanno cercato di ricostruire le ultime ore di vita della vittima, che seppure non annoverava tra i precedenti penali reati di camorra, nelle informative delle forze dell’ordine era indicata come gravitante nell’orbita degli scissionisti di Melito.