Il giudice: “Abercrombie discrimina i lavoratori con più di 25 anni”

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Aprile 2014 - 19:59 OLTRE 6 MESI FA
Alcuni commessi del colosso americano Abercrombie&Fitch

Alcuni commessi del colosso americano Abercrombie&Fitch

MILANO – Contratto a chiamata per i primi mesi, finchè aveva meno di 25 anni come previsto dalla legge, poi un tempo indeterminato. E dopo pochi mesi il licenziamento. Abercrombie&Fitch è stata condannata dal giudice d’appello di Milano per comportamento discriminatorio nei confronti di un suo lavoratore, un magazziniere che aveva fatto causa all’azienda americana di abbigliamento tra le più amate dagli adolescenti in tutto il mondo.

I giudici della sezione lavoro della Corte d’Appello, infatti, hanno dichiarato la ”natura discriminatoria del comportamento” tenuto dall’azienda, ”per aver assunto” il lavoratore ”con un contratto intermittente in forza della sua sola età anagrafica”, ossia perché aveva ”meno di 25 anni”.

La sentenza è stata emessa dal collegio, presieduto da Laura Curcio, che ha accolto il ricorso dei legali del giovane, gli avvocati Alberto Guariso e Maria Cristina Romano, ricorso che, invece, era stato respinto in primo grado. I giudici con il dispositivo della sentenza ordinano a Abercrombie&Fitch di ”cessare tale comportamento discriminatorio ” e di ”riammettere” il giovane ”nel posto di lavoro” in forza di ”un rapporto di lavoro subordinato” part-time. L’azienda, inoltre, dovrà pagare ”a titolo di risarcimento del danno” oltre 14mila euro al lavoratore.    

Il giovane era stato assunto, il 14 dicembre del 2010, con un ”contratto di assunzione a chiamata a tempo determinato della durata di 4 mesi”, come si legge nel ricorso dei legali, assunzione con tale forma di contratto ‘precario’ motivata dall’azienda spiegando che ”il candidato ha meno di 25 anni ed è disoccupato”, sulla base di un decreto legislativo del 2003. Secondo i legali, poi, il contratto è stato prorogato fino al dicembre 2011 ed è poi stato trasformato in un ”indeterminato” il primo gennaio 2012, fino a che il giovane non è stato licenziato nell’agosto 2012.

Secondo i legali, però, anche quando il giovane era ‘a chiamata’ ”ha sempre lavorato svolgendo turni notturni presso il magazzino di Carugate: si occupava dello stoccaggio vestiti, ripiegatura, sistemazione della merce in magazzino secondo le direttive impartite dai responsabili”. I legali hanno fatto causa contro l’azienda perché venisse accertato il carattere ”discriminatorio” dell’assunzione ‘a chiamata’ del giovane motivata solo con il fatto che aveva meno di 25 anni. Secondo la difesa, infatti, anche in base alle normative europee, non si può fissare questo parametro ”in clamorosa contraddizione proprio con la finalità di facilitare l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro”.