Omicidio Giuseppe Balboni, il sedicenne reo confesso: “Avevo pistola per difendermi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2018 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
Omicidio Giuseppe Balboni, il sedicenne reo confesso: "Avevo pistola per difendermi"

Omicidio Giuseppe Balboni, il sedicenne reo confesso: “Avevo pistola per difendermi”

BOLOGNA – “Mi sono portato la pistola per difendermi”. E’ quanto avrebbe detto nel corso dell’interrogatorio il ragazzo reo confesso dell’omicidio di Giuseppe Balboni, il sedicenne di Zocca (Modena) scomparso lunedì 17 settembre e ritrovato morto in un pozzo a Tiola di Castello di Serravalle (Bologna).

Il delitto sarebbe avvenuto il giorno stesso della scomparsa, al culmine di una lite fra i due ragazzi che la mattina di lunedì 17 settembre si erano dati appuntamento prima della scuola. Il sedicenne fermato era andato all’incontro con l’amico portandosi la pistola del padre, carica, per paura e come eventuale difesa. A quanto pare il giovane credeva che la discussione con l’amico, forse legata a questioni di droga, potesse degenerare e temeva per la propria incolumità.

Avrebbe agito da solo. Nella vicenda non sarebbero dunque coinvolti altri coetanei della vittima, né adulti. Il movente preciso del gesto è ancora in fase di accertamento, ma fra le ipotesi c’è che la discussione riguardasse questioni di droga, forse un piccolo debito. 

Per il reo confesso pm della Procura per i minorenni di Bologna Alessandra Serra ha chiesto la custodia cautelare in carcere, in vista dell’udienza di convalida del fermo, che non è ancora stata fissata. La pm contesta al sedicenne l’aggravante dei futili motivi e l’occultamento di cadavere. Sarà invece denunciato il padre del ragazzo per omessa custodia dell’arma usata dal figlio. Si tratta di un revolver calibro 38 che il ragazzino si sarebbe procurato, insieme alle munizioni, nella casa dove abita con i genitori. Dopo il delitto e l’occultamento del cadavere nel pozzo, l’arma era stata rimessa nello stesso posto, dove i Carabinieri l’hanno trovata e posta sotto sequestro.

Intanto suonano come un sinistro presagio le parole scritte da Giuseppe Balboni, in cima al suo profilo Instagram. “Se mi volete morto, la fila è lunga”. Nella vita social del ragazzo ci sono anche selfie da duro davanti allo specchio del bagno di casa, pose da rapper con il cappellino da baseball all’indietro o con la cuffia e gli occhiali scuri, ma anche messaggi teneri ad una ragazza.

La giovane vita di Giuseppe è finita in fondo a un pozzo profondo tre metri, in una zona di calanchi, boschi e vigneti tra le province di Bologna e Modena. Ucciso con una pistola per mano dell’amico che ha confessato. Gli amici di Giuseppe, che hanno lasciato un mazzo di fiori gialli per ricordarlo sul luogo in cui è stato ritrovato il cadavere, avevano parlato delle sue cattive frequentazioni, del coinvolgimento in giri strani, forse anche con ragazzi più grandi.