Giuseppe Pegoraro, ergastolo confermato: uccise Laura Prati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Aprile 2016 - 08:31 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Pegoraro, ergastolo confermato: uccise Laura Prati

Giuseppe Pegoraro, ergastolo confermato: uccise Laura Prati (foto Ansa)

MILANO – Non è servito a nulla a Giuseppe Pegoraro, ex vicecomandante della Polizia locale di Cardano al Campo, continuare a sostenere che non voleva uccidere. La Corte d’Assise d’Appello di Milano, infatti, ha confermato per lui la condanna all’ergastolo per aver ammazzato l’allora sindaco della cittadina in provincia di Varese, Laura Prati, per il tentato omicidio del vicesindaco, Costantino Iametti, e per una serie di altri reati commessi in quel blitz, armi in pugno, negli uffici del Comune la mattina del 2 luglio 2013. “Il sindaco non è stata uccisa da me – aveva detto Pegoraro con dichiarazioni spontanee – non è stata un’esecuzione, io ho mirato in basso, lei era affetta da una patologia di cui io non ero a conoscenza”.

L’ex vicecapo dei vigili quella mattina, spiega l’Ansa, avrebbe agito per rancore nei confronti dell’amministrazione comunale, dopo essere stato sospeso dal servizio in seguito ad una condanna per peculato. E dopo aver fatto irruzione nell’ufficio del sindaco sparò a Prati, anche presidente provinciale del Pd, ed al suo vice Iametti. Una volta compiuto il blitz gettò un fumogeno nella sede dello Spi-Cgil di Cardano al Campo, fuggì in auto e fu arrestato dalla polizia dopo un’altra sparatoria. Prati, colpita da un aneurisma durante un intervento all’ospedale di Circolo di Varese, morì il 23 luglio 2013. Alzando anche la voce in pochi minuti di dichiarazioni, Pegoraro ha insistito con la tesi difensiva della derubricazione in omicidio preterintenzionale.

“Io non sono il Rambo descritto dai giornalisti – ha detto l’uomo, 64 anni – io ho soltanto ferito due persone, non ho mirato a organi vitali, sono un tiratore scelto e so mirare per uccidere, Prati non è stata uccisa da me, era affetta da una patologia”. E ha poi raccontato nei dettagli lo “stato di disperazione” che “mi ha fatto compiere l’insano gesto”. Nel primo pomeriggio, però, i giudici (presidente Sergio Silocchi) sono usciti dalla camera di consiglio accogliendo tutte le richieste del sostituto pg Daniela Meliota. Confermata la pena nel rito abbreviato e anche le accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e di tentato omicidio.

Il gup in primo grado lo aveva assolto dall’accusa di tentato omicidio nei confronti dei due poliziotti che erano intervenuti per bloccarlo e oggi la Corte ha dichiarato la sua responsabilità penale anche per quell’episodio, riqualificandolo come resistenza a pubblico ufficiale. Mentre Pegoraro è stato assolto da una sola imputazione, quella di detenzione di arma in relazione ad una bottiglia incendiaria che aveva con sé quel giorno. “L’unica cosa che ha fatto mia madre è stato il suo dovere ed ha pagato per questo e sono contento che i giudici non abbiano dato peso alle parole dell’imputato”, ha spiegato Massimo Poliseno, figlio del sindaco, che ha definito le dichiarazioni di Pegoraro “parole fredde e senza alcuna compassione”. Presente in aula, sempre come parte civile, anche Iametti, ora presidente del Consiglio comunale a Cardano al Campo. “Porto avanti il testimone di Laura – ha detto ai cronisti dopo la lettura della sentenza – era una ragazza forte, che ha fatto molto in particolare contro la violenza sulle donne”.