“Giuseppe Sculli una minaccia per Fabrizio Corona”: la testimonianza del poliziotto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Maggio 2017 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA
"Giuseppe Sculli una minaccia per Fabrizio Corona": la testimonianza del poliziotto

“Giuseppe Sculli una minaccia per Fabrizio Corona”: la testimonianza del poliziotto

MILANO – Il calciatore Giuseppe Sculli, nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito detto “U Tiradrittu”, sarebbe stato una minaccia “seria” per Fabrizio Corona, “gli aveva fatto una richiesta estorsiva e Corona era molto spaventato “. Lo ha raccontato, testimoniando in aula nel processo milanese all’ex agente fotografico, un poliziotto del Commissariato Porta Garibaldi-Venezia di Milano che aveva il compito in passato di verificare se l’ex “re dei paparazzi” rispettasse le prescrizioni che gli erano state imposte dopo che aveva ottenuto l’affidamento in prova ed era tornato a vivere nella sua casa.

“Una buona parte del mio ufficio in pratica lavorava solo per lui e diversi uffici in tutta Italia ci segnalavano la sua presenza ed erano in contatto con noi, perché lui faceva tantissime comparsate in giro”, ha spiegato il teste chiarendo anche che “ha sempre rispettato gli orari”. Quando lo scorso Ferragosto esplose una bomba carta sotto casa di Corona “io – ha detto l’agente – ho immediatamente pensato a Sculli“.

Il poliziotto ha spiegato, davanti al collegio presieduto da Guido Salvini e rispondendo alle domande della difesa che l’ha citato come teste, che Corona “ha sempre rispettato le prescrizioni, noi lo monitoravamo costantemente e gli altri uffici d’Italia, quando magari lo fermavano casualmente per un controllo, ci chiamavano subito”. E ancora: “Noi avevamo il piano della giornata di Corona, c’era un monitoraggio costante, vari uffici ci segnalavano la sua presenza per gli eventi che faceva in giro e ci dicevano se, come a volte succedeva, la serata alla fine era saltata”. L’ agente ha detto anche di non aver mai notato suoi contatti con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, “perché anche se ci fossero stati da altre parti e non a Milano ce li avrebbero segnalati”.