Green Hill, dirigenti condannati per “animalicidio”: 6mila cani uccisi in 4 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2015 - 11:18 OLTRE 6 MESI FA
Green Hill, dirigenti condannati per "animalicidio": 6mila cani uccisi in 4 anni

Green Hill, dirigenti condannati per “animalicidio”: 6mila cani uccisi in 4 anni (Foto Ansa)

MILANO – Oltre 6mila cani uccisi in 4 anni. I dirigenti di Green Hill, il canile lager a Brescia, sono stati condannati per animalicidio al carcere e al pagamento di un risarcimento da 31mila euro da versare alla Lav. I poveri cani usati per gli esperimenti non venivano curati, ma soppressi. Non erano più utili agli obiettivi aziendali.

Il 23 gennaio i giudici del tribunale di Brescia ha condannato per “uccisioni di animali” a 1 anno e 6 mesi Ghislane Rondot, co-gestore di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group,e  il veterinario Renzo Graziosi. Il direttore Roberto Bravi invece è stato condannato ad un anno.

Assolto invece il quarto imputato, Bernard Gotti, co-gestore dell’allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica e chiuso nell’estate 2012.

Le condanne sono state più leggere rispetto alle richieste del pm Ambrogio Cassiani che aveva chiesto pene dai due anni ai tre anni e sei mesi, spiegando.

“Non è un processo alla sperimentazione farmacologica, ma a una precisa strategia aziendale: alla Marshall non interessava la salute dei beagle. Il punto era chiedersi se quelli malati, di rogna demodettica o parvovirosi, sarebbero stati vendibili o meno. All’allevamento non conveniva curarli: andavano sacrificati, perché terapie intensive con antibiotici avrebbero comunque alterato i parametri chiesti dai clienti”.

Gianluca Felicetti, presidente di Lav, ha commentato:

“La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d’Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile”.