“Ha detto basta ma non ha urlato”, il tribunale non le crede, rapporto consenziente

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2017 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
"Ha detto basta ma non ha urlato", il tribunale non le crede, rapporto consenziente

“Ha detto basta ma non ha urlato”, il tribunale non le crede, rapporto consenziente

ROMA – “Ha detto basta ma non ha urlato”, il tribunale non le crede, rapporto consenziente. La storia di Laura, nome di fantasia, raccontata da Elisa Sola sul Corriere della Sera va presa come si dice con le pinze. Laura, torinese, ha denunciato un suo collega alla Croce Rossa di violenza sessuale, il tribunale non le ha creduto e ha derubricato l’atto come rapporto consenziente. laura ha una storia di abusi in famiglia alle spalle, una ferita che ancora sanguina tant’è vero che anche in udienza un groppo in gola spesso le ha impedito di raccontare con sufficiente chiarezza come si siano svolti i fatti.

Quello che fa molto discutere è il motivo per cui il giudice non le ha creduto, ha mandato assolto il presunto stupratore perché il fatto non sussiste e anzi ha trasferito gli atti in vista di una denuncia per calunnia a carico della donna. Lei avrebbe detto “no basta” quando sono cominciati palpeggiamenti e approcci più diretti. Perché non ha urlato? E’ questa omissione che non ha convinto il giudice. Di più: “non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”.

Laura ha dichiarato di aver provato disgusto, ma la presidente della sezione obietta che “non sa spiegare in cosa consisteva questo malessere». Secondo la Corte “non grida, non urla, non piange, pare abbia continuato il turno dopo gli abusi”. Tanto basta.

L’imputato, che secondo la versione della parte lesa l’avrebbe costretta a presunti rapporti sessuali «come pegno per poter continuare a lavorare» ed evitare turni scomodi o in luoghi come il Cie, non ha mai negato i palpeggiamenti e alcune effusioni, ma ha sempre sostenuto che la collega fosse consenziente. L’uomo ha respinto l’accusa di minacciare la crocerossina e si è dichiarato vittima di un procedimento penale che gli avrebbe rovinato la vita familiare e lavorativa. (Elisa Sola, Corriere della Sera)