Haiti, Fiammetta e Alessandro: una grande madre e un piccolo italiano

Pubblicato il 18 Gennaio 2010 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA

Fiammetta Cappellini

Fiammetta e Alessandro, una piccola ma grande storia d’amore, di vita e di morte. Fiammetta Cappellini viveva ad Haiti, lavorava per una Ong, una organizzazione non governativa di sostegno ai paesi e ai popoli ultimi nella scala del reddito, della qualità della vita, perfino della sopravvivenza.

Ad Haiti Fiammetta diventa mamma, mamma di Alessandro che oggi ha due anni. Sono entrambi lì, ad Haiti, il giorno del terremoto, la mamma e il bimbo. Sono italiani e, quando arrivano i soccorsi italiani, si apre per entrambi la possibilità di salvarsi, di andarsene, di tornare a casa.

Fiammetta in un primo momento decide che non se ne parla: il suo lavoro è ad Haiti, di restare ad Haiti lo comanda la sua coscienza e la sua dignità, il rispetto per se stessa, per quel che ha scelto di essere nella vita. Resterà, questa è la sua scelta, insieme al piccolo Alessandro che è suo figlio.

Ma, dopo tre giorni, Fiammetta guarda una bottiglia, una semplice bottiglia. E’ l’ultima che ha in casa, contiene l’ultimo litro di acqua potabile. E Fiammetta guarda Alessandro. Non può che cambiare idea: il bambino prenderà quell’aereo che sta per riportare in Italia gli italiani ad Haiti. E’ una scelta di responsabilità, scelta di madre.

Fiammetta però no, su quell’aereo non salirà. Il dovere e la coscienza di madre le impongono di rimandare Alessandro dai nonni italiani. Il dovere e la coscienza di essere umano le impongono di restare ad aiutare uomini e donne di Haiti. All’aeroporto di Port au Prince una tv coglie il momento in cui la mamma imbarca il bambino: le braccia lo accompagnano, lo sospingono nel portellone dell’aereo. Le lacrime, rattenute ma irrefrenabili, accompagnano e sottolineano questo distacco, questo lascito che non è abbandono.

Raccontano che Alessandro ha dormito per quasi tutto il viaggio. Noi lo abbiamo visto al suo arrivo, all’aeroporto italiano. Infagottato in una giacca a vento quasi più grande di lui, i suoi passettini sulla pista di cemento, la manina levata in alto a cercare la mano della nonna. Alessandro, due anni, il cui volto è la meravigliosa mescolanza tra due popoli. Alessandro, mandato dalla mamma a salvarsi. Alessandro che forse oggi si chiede perché la mamma non è con lui. Alessandro cui Fiammetta ha regalato l’orgoglio di poter dire domani: quel giorno mia madre non mi ha lasciato solo, mi ha spiegato come e perché si vive.