Ici alla Chiesa: 14 mila servizi di assistenza cattolici, ma chi pagherà?

Pubblicato il 25 Febbraio 2012 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 25 FEB – In Italia sono 14.246 i servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali direttamente o indirettamente collegati con la Chiesa, che ''contribuiscono alla costruzione del welfare''.

Lo rileva il censimento 2011 delle opere della Chiesa, condotto dalla Consulta nazionale ecclesiale dei servizi socio assistenziali e dall'Ufficio nazionale pastorale della sanita' della Cei, i cui primi risultati sono anticipati nel volume ''Per carita' e giustizia: il contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano'', presentato oggi a Roma nel giorno successivo alle nuove norme sull'Imu, l'ex Ici, emanate dal governo per gli immobili della Chiesa.

La rete della carita' organizzata e' costituita da 13.298 servizi sociosanitari e socio assistenziali e 916 servizi sanitari; registra una maggiore concentrazione al nord e impiega oltre 420 mila tra laici e religiosi, dipendenti e volontari. Per gli anziani ''c'e' una forte presenza di case di riposo (il 20% del totale dei servizi residenziali); per minori, famiglie in difficolta', immigrati e nuove poverta' prevalgono invece risposte piu' 'personalizzate' come reti di assistenza domiciliare, centri diurni, centri di ascolto''. Circa due terzi delle opere collegate alla Chiesa hanno carattere non residenziale (62,4%); il 37,6% e' organizzato per dare assistenza a diversi tipi di utenti.

In generale, il 47,9% dei servizi si trova al nord, il 23,6% nel centro e il 28,6% al sud e nelle isole. La piu' ''ricca'' e' la Lombardia (1.862), seguono Emilia Romagna (1.512), Toscana (1.492), Veneto (1.227). 4.615 servizi sono nati tra il 2000 e 2009, 3.278 nel decennio precedente: quasi i due terzi hanno quindi meno di venti anni. Degli enti gestori dei servizi censiti il 41% ha qualifica di diritto civile e quasi il 54% di diritto canonico.

Oltre ai risultati del censimento, la pubblicazione raccoglie anche le conclusioni di una rilevazione di Cism, Usmi e Fondazione Emanuela Zancan condotta su 1.170 opere gestite da religiose e religiosi: il 38% si rivolge a minori, il 38% ad anziani, il 33% a immigrati, il 33% a poveri, il 24% a giovani. Il 20% si occupa di problemi del lavoro, il 13% assiste le prostitute e il 7% i tossicodipendenti. Il 65% delle opere che hanno partecipato alla rilevazione offre servizi residenziali, il 27% attivita' diurne semiresidenziali per un totale di 10.936 posti di accoglienza.

Vivono con un mix di entrate pubbliche (rette e contributi: 49%), rette a carico degli utenti e delle famiglie (56%), donazioni e offerte (52%), risorse proprie delle Congregazioni (56%). Nell'80% dei casi i collaboratori laici superano il numero dei collaboratori religiosi; nel 42% i volontari superano i dipendenti.