Igor Diana confessa: “Ho massacrato e ucciso miei genitori”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Maggio 2016 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA

CAGLIARI – Ha confessato Igor Diana, 28 anni, il figlio adottivo dei coniugi massacrati a bastonate e finiti a coltellate nella loro abitazione a Settimo San Pietro (Cagliari). Durante la notte è stato sentito dal magistrato nell’ospedale di Iglesias dove è ricoverato per le ferite riportate nel conflitto a fuoco durante le fasi della sua cattura da parte di Carabinieri e Polizia. Il giovane ha ammesso di aver ucciso i genitori. E’ formalmente indagato per omicidio volontario plurimo. Il pm Daniele Caria, che coordina le indagini, chiederà una misura cautelare, inizialmente in ospedale e poi in carcere.  L’interrogatorio di garanzia dovrebbe svolgersi martedì prossimo. Il pm ha dato ordine, inoltre, di restituire ai familiari i corpi delle vittime.

È stato un delitto di impeto. Durante la confessione Igor Diana è rimasto freddo come durante tutte le fasi dell’arresto. Al momento gli investigatori della Squadra mobile stanno cercando di accertare il movente, di sicuro da tempo la situazione in casa era difficile, si erano già vissuti momenti di tensione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane di origini russe, dopo il massacro sarebbe rimasto in casa coi cadaveri dei suoi genitori Giuseppe Diana, 67 anni e Luciana Corgiolu, di 62. Il delitto, con molta probabilità sarebbe avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, ma è stato scoperto solo mercoledì mattina. Dopo la strage, secondo l’accusa, Igor è rimasto nell’abitazione per due notti a chattare, consumare alcol e forse anche droga. Poi martedì mattina, all’alba, è uscito di casa, ha fatto colazione al bar e si è dato alla fuga.

Igor Diana, nato a San Pietroburgo adottato insieme al fratello di 24 anni, aveva fatto perdere le sue tracce allontanandosi con il fuoristrada del padre e portando via una pistola. Dopo la scoperta dei cadaveri, la Polizia ha subito effettuato le verifiche del caso, cercando di rintracciare i famigliari delle vittime. Ma con il passare delle ore, le ricerche si sono trasformate in una vera e propria caccia all’uomo, mentre il fratello minore, che lavora a Roma, era stato subito rintracciato e avvisato della tragedia.

La Squadra mobile di Cagliari, coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, ha diramato un identikit, con il modello dell’auto a bordo della quale si era allontanato il 28enne e con la sua foto. Nelle ricerche sono stati coinvolti anche i Carabinieri del Comando provinciale con i Cacciatori di Sardegna, il Corpo forestale e la Guardia di finanza. La prima traccia Igor l’avrebbe lasciata martedì mattina nella zona del Poetto di Cagliari, dove ha effettuato un prelievo con il bancomat e da quel debole indizio i poliziotti della mobile lo hanno letteralmente braccato fino all’epilogo di giovedì sera.

Giovedì pomeriggio, un elicottero dell’Arma impegnato nelle ricerche, lo ha intercettato lungo la Statale 293, nel Comune di Nuxis, un piccolo paese del Sulcis dove i genitori avevano una casa. Il pick-up grigio è stato inseguito lungo la strada da Polizia e Carabinieri, che lo hanno bloccato. Il giovane, è sceso dall’auto puntandosi la pistola alla tempia, minacciando di suicidarsi, e poco dopo ha puntato l’arma contro carabinieri e poliziotti ma per fortuna si è inceppata. Quando è stato acciuffato da un carabiniere, mentre si nascondeva in un cespuglio, il carrello dell’arma era ancora bloccato.

Il 28enne ha riportato ferite da arma da fuoco ad entrambe le braccia: è stato trasportato all’ospedale di Iglesias dove è tutt’ora ricoverato e piantonato. Nelle prossime ore sarà operato. Nel corso della notte Daniele Caria, il magistrato che coordina le indagini sul duplice delitto lo ha sentito a lungo e ha raccolto la sua confessione.

Il giovane, nato nell’88 a San Pietroburgo, adottato dalla coppia uccisa circa vent’anni fa insieme al fratello 24enne, aveva un carattere difficile. Anni fa era stato nell’Esercito, come il fratello (attualmente in servizio a Teulada e che ha collaborato con la polizia). L’uomo viene descritto come violento e con un profilo psicologico problematico. Un post sul suo profilo Facebook ha destato l’interesse degli investigatori: una maschera su sfondo nero con la scritta: “Non provocare mai più del dovuto una persona buona. Lei osserva, medita, riflette. Ma quando agisce lo fa con un solo intento. Distruggere chi le ha fatto del male”.