Igor Vaclavic ferito ma imprendibile. In Serbia ricercato anche per violenza sessuale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2017 - 08:58 OLTRE 6 MESI FA
Igor Vaclavic ferito ma imprendibile. In Serbia ricercato anche per violenza sessuale

Igor Vaclavic ferito ma imprendibile. In Serbia ricercato anche per violenza sessuale

ROMA – Igor Vaclavic ferito ma imprendibile. In Serbia ricercato anche per violenza sessuale. Imprendibile ma ferito, come testimoniano gli stracci intrisi del suo sangue rinvenuti nell’abitacolo del Fiorino. Braccato ma invisibile. Due notti e due giorni di caccia continua con i reparti speciali, ma “Igor il Russo-Ezechiele il Serbo” è ancora alla macchia. Non c’è traccia nelle paludi dello straniero dalle molte identità, anche se il Comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, in serata chiarisce che l’assassino è nato e vissuto in Serbia ed è “ricercato nel suo paese per rapina con violenza sessuale”.

Uomo comunque difficilmente incasellabile, per chi indaga e lo vuole fermare per due omicidi, commessi a una settimana di distanza a Budrio, nel Bolognese, e a Portomaggiore, nel Ferrarese: le vittime sono un barista, Davide Fabbri, e una guardia ecologica volontaria, Valerio Verri, mentre un agente della polizia provinciale, Marco Ravaglia, è sempre ricoverato in condizioni critiche, seppur stabili. Fatti di sangue che preoccupano un intero territorio pianeggiante che incrocia tre province, vicino alla ‘zona rossa’ interdetta a tutti tranne che ai residenti e setacciata dagli specialisti dei Carabinieri e di altre forze di polizia.

Lì i contadini dormono con il fucile vicino al letto: Igor-Ezechiele sarebbe armato con due pistole e una quarantina di munizioni, pronto a tutto pur di non farsi prendere. E’ una persona “con una grande capacità di muoversi, un soggetto pericoloso che non si arrende alle prime difficoltà ma stiamo facendo un grande sforzo per prenderlo e lo prenderemo”, ha detto il capo della polizia Franco Gabrielli. “Faremo il possibile per catturarlo e impedire che possa ancora nuocere” ha promesso il gen. Del Sette.

E’ serbo, dunque, ma è comunque ampia la rosa di alias al vaglio degli inquirenti che attribuiscono al killer un codice Interpol, a cui sono associati alcuni dati per l’identificazione, che si presenta complicata. Igor Vaclavic, 41 anni, nato in Russia, come dagli atti del tribunale ferrarese che lo condannò per rapine in passato, certamente non esiste.

Ezechiele Norberto Feher, originario di Sobotica, in Serbia, come dal profilo Facebook che lo ritrae in giro per Ferrara come un turista qualsiasi, è probabilmente altrettanto inventato ma più vicino alla realtà. Ezechiele, si dice, è il nome con cui è stato battezzato nel carcere a Ferrara, dove è stato detenuto dal 2011 al 2015. Ora dalla Serbia dovrebbe arrivare la vera identità, anche se quello che conta davvero è la sua cattura. E mentre le ricerche proseguono con elicotteri, posti di blocco e centinaia di persone impiegate nelle battute tra campi e canali, coordinate dalla caserma di Molinella, dove in serata il gen. Del Sette ha partecipato al briefing degli investigatori, si aggiungono tasselli per collegare Vaclavic ai reati per cui si sospetta un suo coinvolgimento.

Per ora indizi. Presto, sperano gli investigatori, prove certe. L’iscrizione nel registro degli indagati a Bologna e il conseguente fermo emesso dal Pm Marco Forte si basano infatti su riconoscimenti fotografici di testimoni che lo avevano visto a volto scoperto poco prima dell’omicidio di Budrio, la sera del primo aprile. Cittadini che si sono presentati dai Carabinieri alcuni giorni dopo, a ridosso del secondo delitto. Anche in questo caso, a Ferrara, Igor è indagato dal Pm Ciro Alberto Savino per una testimonianza d’accusa.

Nel frattempo, però, da Bologna è stato inviato al Ris il materiale repertato nel Fiorino abbandonato dall’indagato la sera di sabato, quando è stato speronato da una pattuglia dei Carabinieri ed è fuggito per i campi, dileguandosi. “Ma posso escludere che vi siano stati conflitti a fuoco durante la fuga, nessuno ha sparato”, ha precisato il procuratore di Ferrara Bruno Cherchi, sollecitato dai cronisti. “E’ vero che, dopo il delitto del Mezzano, i carabinieri hanno intercettato l’auto del fuggitivo, e una volta che si è fermato, nessuno dei carabinieri presenti ha sparato perché non c’erano le condizioni di sicurezza per poterlo fare, non c’erano le condizioni per sparare”.

Insomma, cautela massima per un’operazione mai vista da queste parti. Tra gli oggetti rimasti, anche una bici, un giubbotto e altri indumenti e pure tracce di sangue, che potranno essere raffrontate col profilo di Dna già isolato dal sangue trovato fuori dal bar di Budrio. Allora forse si potrà dare un nome a quello che fino a ieri era ‘ignoto 1’, omicida irreperibile. Un nome vero.