Igor Vaclavic, il miliziano che ha fatto la guerra contro di lui: “Vi racconto chi è”

Pubblicato il 13 Aprile 2017 - 11:52 OLTRE 6 MESI FA
Igor Vaclavic, il miliziano che ha fatto la guerra contro di lui: "Vi racconto chi è"

Igor Vaclavic, il miliziano che ha fatto la guerra contro di lui: “Vi racconto chi è”

ROMA – Il miliziano che ha fatto la guerra contro Igor Vaclavic. Lui è un classe 1979, nato in un piccolo villaggio della ex Unione Sovietica, è fuggito dalla Serbia dove combatteva nelle milizie ucraine nelle forze speciali incaricate di intercettare i miliziani come Igor, isolarli e lasciarli in pasto all’esercito regolare. Del suo gruppo di fuoco, che alla fine degli anni 90 combatteva sulle montagne della ex Jugoslavia, facevano parte 240 soldati.

“Siamo sopravvissuti in quattro – racconta – il resto tutti sterminati da quelli come Igor“. Per questo ha un conto in sospeso con lui. “So chi è, so da dove viene, so come si muove, come è addestrato, e voglio collaborare con le forze dell’ordine ma se lo trovo prima io, preferisco ammazzarlo con le mie mani, prima che uccida ancora. So anche che alcuni riferibili al suo gruppo sono in Toscana”.

Come scrive Maurizio Capozzo per Il Messaggero:

Mostra i tatuaggi che gli hanno segnato la pelle nei lunghi anni della guerra, Stephan (nome di fantasia). E tra questi uno minuscolo, quasi invisibile, all’interno del mignolo della mano sinistra. «È un segno distintivo del mio gruppo di miliziani – spiega – e anche Igor ne deve avere uno, basta trovarlo per capire chi possono essere i suoi amici qui in Italia». Perché di amici in Italia ne ha ed è facile che qualcuno di questi, magari finito anche in carcere con lui, gli abbia dato copertura. «Sono sicuro che abbia rapporti con albanesi che vivono in Italia – racconta ancora Stephan – perché il suo gruppo aveva stretti legami con questi». «Igor si nasconde nelle campagne – prosegue l’ucraino – conosce tecniche di sopravvivenza, riesce a sparire in un canale e a mimetizzarsi in un bosco con grande facilità».

Il soldato Stephan non sa dove possa essere in questo momento uno degli uomini più ricercati d’Italia, ma sicuramente sa come cercarlo. Su una cartina geografica mostra l’area della ex Jugoslavia nella quale il suo gruppo si muoveva e spiega: «Parliamo di un assassino senza scrupoli, per lui uccidere è un piacere, sfuggire alle ricerche è una sfida. Più si sente braccato più gli sale l’adrenalina e vedrete, se conosco bene le sue abitudini, potrebbe uccidere ancora. Non per rubare, solo per il gusto di tagliare la gola a qualcuno. Non ha paura di lasciare testimoni, come ha fatto, fa parte della sfida. Lui cerca la gloria, finita una guerra ne cerca un’altra». Poi Stephan estrae dalla tasca una roncola, custodita in un vecchio astuccio di cuoio e dice: «Questa è la sua arma, porta un anello vicino alla lama per facilitarne la presa, solitamente quelli del suo gruppo ne portavano più di una indosso. Mi sembra di vederlo, estrarre la lama dal fodero vicino la caviglia e tagliare la gola, con un movimento fulmineo, dall’orecchio sinistro a quello destro».