Ilva, Riesame conferma il sequestro: “L’azienda inquinava per scelta”

Pubblicato il 20 Agosto 2012 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
(Foto LaPresse)

TARANTO – Restano bloccati gli impianti a caldo dell’Ilva di Taranto: secondo il tribunale del Riesame inquinare fu “una scelta dell’azienda” e la fabbrica potrà tornare a funzionare solo se sarà “ecosostenibile”. Dunque fabbrica ferma, ma questa “è solo una delle soluzioni possibili”.

Per il Tribunale del Riesame, il ”disastro” prodotto dall’Ilva a Taranto è stato ”determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti”.

Il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro senza concedere la facoltà d’uso e, depositato le motivazioni della sentenza, ha disposto che non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare. Sul percorso da seguire per interrompere i reati, i giudici non si sbilanciano e affidano il compito ai custodi nominati dal gip e alla procura.

Il provvedimento – notificato all’Ilva – è di circa 120 pagine. Nel dispositivo della propria decisione (depositato il 7 agosto scorso), il tribunale del riesame scriveva: ”I custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”.

Per rafforzare questa disposizione, il tribunale aveva nominato custode giudiziario proprio il massimo rappresentante Ilva: Bruno Ferrante, ”nella sua qualità – precisa il tribunale nel dispositivo – di presidente del Cda e di legale rappresentante di Ilva spa”. La nomina di Ferrante quattro giorni dopo la decisione del Riesame è stata però revocata dal gip Patrizia Todisco.

L’Ilva – secondo il tribunale del Riesame – deve, da un lato, eliminare ”la fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale)”, dall’altro “provvedere al mantenimento dell’attivita’ produttiva dello stabilimento”, solo dopo averla resa ”compatibile” con ambiente e salute.

Scrive il Tribunale del Riesame al riguardo: ”La scelta tra importanti e complesse scelte di politica aziendale volte, da un lato, all’eliminazione della fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale), dall’altro invece al mantenimento dell’attivita’ produttiva dello stabilimento, soltanto dopo averla resa compatibile con l’ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori, anche al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari, si pone oramai in termini di ineludibilita’ e urgenza per il gestore, in considerazione della peculiare complessita’ del ciclo produttivo e degli impianti, che necessitano di un tempestivo intervento”.