Imane Fadil morta. L’hanno avvelenata? Era quella che aveva visto “Satana” ad Arcore

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 15 Marzo 2019 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA
Imane Fadil è stata trovata morta. Disse di aver visto "Satana" alle cene di Arcore

Imane Fadil trovata morta. Disse di aver visto “Satana” alle cene di Arcore (foto Ansa)

ROMA – Morta Imane Fadil, una delle accusatrici del processo Ruby. Si tratta della ragazza che diceva di “aver visto Satana” durante le cene di Arcore. Non si sa al momento di più, se non che è stata aperta una inchiesta sulla sua morte. Meno di un mese fa Emilio Fede era stato assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti di Imane: Fede durante un Tg4 (di cui era direttore) aveva accusato la ragazza di “essere pagata per dire falsità” (sulle notti di Arcore, ndr). Fadil, 33 anni, teste chiave della procura nei processi Ruby, è morta il primo marzo scorso dopo un calvario durato un mese. Ma si è saputo solo oggi. A darne notizia è stato il procuratore Francesco Greco, che ha comunicato anche l’apertura di una indagine. Prima di morire, Fadil ha confidato a chi le stava vicino di temere di essere stata avvelenata.

Fadil, che è stata parte civile nel processo Ruby bis sulle serate a casa di Silvio Berlusconi e che di recente invece è stata estromessa da parte civile nel processo Ruby ter, da quanto è stato riferito, si è sentita mala a casa di un amico, da cui viveva, a gennaio e poi il 29 di quel mese è stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano, prima in terapia intensiva e poi in rianimazione.

La giovane, già prima del ricovero, stando a quanto ha spiegato il procuratore Greco, accusava sintomi tipici da avvelenamento come mal di pancia, gonfiore e dolori al ventre. Mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l’ospedale ha comunicato alcunché alla magistratura, sebbene non sono state individuate le cause della morte e non ci sia una diagnosi certa sul decesso.

Per questo nell’ambito dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano, verosimilmente per omicidio data l’ipotesi di avvelenamento, gli inquirenti dovranno sentire anche i medici che non sono riusciti a salvarla. Inoltre hanno disposto gli accertamenti sul sangue rilevato alla giovane modella durante il ricovero ospedaliero e l’acquisizione di oggetti personali, documenti scritti e brogliacci di un libro che stava scrivendo e che conservava. E’ già stato anche sentito in procura il fratello, la persona con cui lei in questo ultimo periodo si sarebbe confidata.

Secondo quanto ribadito da Greco, Imane Fadil quando si trovava in ospedale aveva detto al suo avvocato, ai parenti e ai suoi amici di temere di esser stata “avvelenata”. La procura ha saputo della morte della modella solo una settimana fa in quanto informata dal suo legale. Greco ha assicurato che verranno effettuati in tempi brevi “indagini approfondite perché in questo caso c’è stata una morte e quindi bisogna considerarla una vicenda seria”.

La Corte d’Appello di Torino aveva pronunciato a febbraio una sentenza di non doversi procedere nei confronti di Fede, imputato per diffamazione aggravata ai danni di Imane Fadil. In primo grado, nel novembre del 2013, l’ex direttore del Tg4 era stato condannato al pagamento di 10mila euro di multa e di 40mila euro di risarcimento provvisionale.

Era accusato di avere offeso Fadil per avere detto durante il telegiornale da lui condotto: “Direi che bisognerebbe arrestarla una che fa questo in cambio di soldi, cioè che in cambio di soldi racconta falsità pericolose”. Il verdetto è stato ribaltato perché i giudici hanno accolto un’eccezione di procedibilità relativa alla mancata procura speciale del legale che aveva presentato la querela contro di lui.

Il 9 agosto del 2011, Fadil era andata dai pm di Milano a raccontare la sua versione sulle serate ad Arcore. Nell’edizione del suo tg del 17 settembre 2011, Fede commentò la notizia raccontando di averla incontrata in un ristorante e che, in quell’occasione, la ragazza gli avrebbe chiesto dei soldi per non rilasciare interviste a giornali e trasmissioni televisive. Anche in primo grado, riferisce l’avvocato Andrea Righi, legale di Fede, era stata presentata la stessa eccezione di improcedibilità che però non era stata accolta. (Fonte Agi.it e Ansa)