Inchiesta Consip, nelle intercettazioni “60mila euro alla fondazione di Matteo Renzi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Marzo 2017 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nelle intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, si parlerebbe di sessantamila euro alla fondazione di Matteo Renzi Open, ex Big Bang. E così i nomi padre e figlio, ovvero l’ex presidente del Consiglio e di Tiziano Renzi, finiscono nelle stesse carte, anche se Matteo Renzi è totalmente estraneo all’inchiesta che vede, invece, il padre indagato per traffico di influenze illecite. Semplicemente, spiega la Stampa, il segretario del Pd avrebbe “chiesto un finanziamento per la propria fondazione”, almeno stando alle dichiarazioni degli altri protagonisti delle indagini sulla Consip.

Il nome di Matteo Renzi emerge in una intercettazione che vede l’ex deputato di An e collaboratore dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo Italo Bocchino, indagato per corruzione nel filone napoletano dell’inchiesta, spiegare proprio all’imprenditore che ci sarebbe una volontà politica per sostenere le cooperative nell’assegnazione degli appalti per favorire il voto di scambio.

Constatando che una società grande come quella di Romeo ha più difficoltà a gestire i dipendenti per il voto di scambio, Bocchino avrebbe spiegato che i politici hanno meno interesse a chiedergli soldi:

“Perché un politico può venire da te a chiederti sessantamila euro che ti ha chiesto Renzi (una regolare donazione elargita da Romeo alla fondazione riconducibile a Renzi, ndr), ma i mille pulitori sul territorio sono mille persone che danno cinquemila euro ciascuno… sono mille persone che fanno un’assunzione ciascuno… sono mille persone che quando voti si chiamano i dipendenti… tu, invece, i tuoi dipendenti neanche sai chi sono..”.

Al di là della citazione, Matteo Renzi risulta totalmente estraneo all’inchiesta, a differenza del padre, che secondo i pubblici ministeri si sarebbe fatto promettere dall’imprenditore Romeo “somme di denaro mensili come compenso per la sua mediazione verso Luigi Marroni”, amministratore delegato di Consip.

Nel decreto di perquisizione a casa dell’amico di Tiziano Renzi Carlo Russo (anch’egli indagato per traffico di influenze illecite, sospettato di essere il tramite tra Romeo e Tiziano Renzi) il pubblico ministero ha disposto il sequestro di “computer, chiavette usb, cellulari, documenti, appunti, scritti di ogni genere” per capire se quella T. scritta da Romeo accanto alla cifra di 30mila euro corrisponda proprio a Tiziano Renzi, sospettato quindi di essere stato a libro paga di Romeo.  

Secondo i pm, Romeo in concerto con Bocchino, si sarebbe “accordato con Russo (a fronte di ingenti somme di denaro promesse) affinché questi” – si legge nel decreto – utilizzando le sue personali relazioni e quelle di Tiziano Renzi, “interferisse indebitamente sui pubblici ufficiali presso la Consip al fine di agevolare la società di cui Romeo è dominus”.

Russo, in particolare avrebbe agito “utilizzando le proprie relazioni (di cui vi è prova diretta) e le relazioni di Tiziano Renzi (con il quale lo stesso Russo afferma di aver agito di concerto e al quale parimenti, da un appunto vergato dallo stesso Romeo, appare essere destinata parte della somma promessa)”.

Secca la smentita di Tiziano Renzi: “Nessuno mi ha mai promesso soldi, né io ho chiesto alcunché. Gli unici soldi che spero di ottenere sono quelli del risarcimento danni per gli attacchi vergognosi che ho dovuto subire in questi mesi. Sono contento del fatto che il 16 marzo finalmente inizieranno i processi contro chi mi ha diffamato. Ho 65 anni e non ho mai avuto un problema con la giustizia per una vita intera fino a due anni fa, quando sono stato indagato e poi archiviato dalla procura di Genova. Confermo la mia fiducia nei confronti del sistema giudiziario italiano e della magistratura”.