Inchiesta su Alfredo Romeo: microspie, trojan nei cellulari e recupero della carte in discarica

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Febbraio 2017 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Inchiesta sugli appalti dell’impresa di Alfredo Romeo, si indaga non solo sulle intercettazioni ottenute grazie a microspie e virus trojan nei telefonini, ma anche andando a cercare i “pizzini” in discarica.

Proprio in questi biglietti di carta, spiega Leandro Del Gaudio sul Messaggero, gli investigatori stanno cercando la prova delle tangenti che sarebbero state pagate, secondo l’accusa, dal gruppo Romeo.

I “pizzini” sono stati trovati a Roma, in una discarica in cui finivano quotidianamente i fogli e le carte buttate durante il lavoro da Alfredo Romeo, nel suo quartier generale di via Pallacorda, nella capitale.

Si aggiungono alle intercettazioni ricavate, spiega il Messaggero, spiando manager e consulenti grazie a virus nei cellulari o cimici negli uffici del gruppo Romeo.

Spiega Del Gaudio:

La scena è questa: Romeo in ufficio al colloquio con presunti «faccendieri» o stretti collaboratori. Non sa di essere intercettato, però, quando il discorso cade sui soldi e target – scrivono gli inquirenti – tende ad abbassare la voce, prende carta e penna e scrive. (…) C’è, poi, l’interrogatorio di un indagato, che ha ammesso di aver «ricevuto dal Romeo cospicue somme di denaro provenienti dal nero prodotto dalle sue società». Chi è l’accusatore? Domanda al momento senza risposta.

Vicenda complessa, e c’è un altro retroscena relativo all’idea di acquistare un giornale per sostenere le proprie iniziative imprenditoriali. In queste ore ha preso forza l’idea di un tentativo di acquistare l‘Unità, progetto mai decollato.

Nel mirino degli inquirenti ci sono delle (presunte) finte consulenze o fatture gonfiate per prestazioni inesistenti per far girare soldi.

Continua il Messaggero:

 

Le accuse? A Napoli come a Roma, secondo la ricostruzione della Procura, sempre lo stesso «protocollo». I pm hanno individuato anche il ruolo «di società estere», in particolare inglesi per schermare giri di soldi. Uno scenario in cui risulta decisivo il rapporto con Carlo Russo, l’«omino» in una intercettazione, a sua volta ospite nell’albergo di Romeo e in grado di vantare un rapporto di amicizia con il padre dell’ex premier Tiziano Renzi.