Isabella Noventa, Freddy Sorgato alla polizia: “Non vi…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Isabella Noventa

Isabella Noventa

PADOVA – “Non vi posso aiutare”: dopo dieci ore di interrogatorio, dopo essere stato prelevato alle tre di notte e portato in Questura, Freddy Sorgato continuava a ripetere di “non poter aiutare” gli inquirenti a risolvere il giallo della scomparsa di Isabella Noventa. Freddy Sorgato, fermato con l’accusa di aver ucciso Isabella Noventa, ha poi confessato: “Sì, ho ucciso io Isabella ed è stata una tragica fatalità. È stato un gioco erotico”. Ha confessato, Freddy Sorgato, ma ha anche detto che “Manuela e Debora non c’entrano. Ho fatto tutto da solo” scagionando la sorella e l’amica, fermate anche loro con l’accusa di omicidio volontario in concorso.

E’ il Mattino di Padova a raccontare i dettagli del primo interrogatorio dopo l’arresto.

È rimasto negli uffici della Squadra mobile di Padova dalle 3 del mattino fino alle 19 (…) Seduto su una seggiola, capo chino, jeans, scarpe da ginnastica e felpa in cotone. «Sei una persona coraggiosa?». Risposta secca: «No». «Fai un atto di coraggio una volta nella vita. Aiutaci a capire». Silenzio. Una goccia di sudore cala dalla fronte nonostante la finestra semichiusa, con il freddo di febbraio che si mescola al caldo secco dei termoconvettori. «Ti rendi conto che non vedrai più tuo nipote? Lui ha tappezzato la cameretta con i disegni per il suo zio e tu così facendo rischi di non vederlo più». Ancora silenzio. Lo sguardo si alza leggermente. «No ve posso iutare».

(…) «Salva almeno tua sorella. Allevia il dolore a tua madre. Pensa almeno a lei: in questo modo ha perso due figli. Parla Freddy, racconta cos’hai fatto». E Freddy manteneva la calma, rimaneva immobile con le sole pupille a spostarsi dal basso verso l’alto e poi ancora in basso e poi ancora in alto. Ha tenuto duro fino alle sette di sera, poi è uscito con le manette ed è stato trasferito in carcere. Ha rivisto quegli investigatori due giorni dopo per il sopralluogo sull’argine del Brenta. «Sono in cella con tre tunisini e due italiani» ha raccontato mentre indicava il punto del fiume in cui sostiene di aver gettato il corpo di Isabella. «Con i tunisini ho fatto un po’ fatica ma gli italiani sono bravi tosi».