Isis, Bari come San Bernardino: iPhone indagato è bloccato

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2016 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA
Isis, Bari come San Bernardino: iPhone indagato è bloccato

Isis, Bari come San Bernardino: iPhone indagato è bloccato

BARI – Terrorismo, Bari (Puglia) come San Bernardino (California): gli investigatori non riescono a sbloccare l‘iPhone di uno degli indagati. Sono riusciti ad entrare nei Samsung Galaxy di Qari Khesta Mir Ahmadzai e Surgul AhmadzaiMa l’iPhone 6 plus di Mansoor Ahmadzai risulta al momento inespugnabile. Una situazione identica a quella in cui si trovarono pochi mesi gli inquirenti americani che indagavano sui due terroristi della strage nel centro per disabili di San Bernardino dello scorso dicembre.

Ahmadzai fa parte del gruppo di pakistani e afghani accusati di essere una cellula dell’Isis con collegamenti con al Qaeda. Nonostante le gravissime accuse, l‘iPhone resta inviolabile. Nel caso di San Bernardino, Apple oppose una motivazione legata alla privacy dei propri clienti, sostenne che fornire le password per sbloccare un iPhone, anche se si trattava di quello di un terrorista, avrebbe scoperchiato una sorta di vaso di Pandora, con pericoli per gli utenti. Alla fine gli investigatori americani sono riusciti a sbloccare il telefonino, anche se non è ancora chiaro se grazie a degli hacker americani o ad una agenzia specializzata israeliana.

Per i loro colleghi italiani si prospetta una situazione simile, come spiegano Giuliano Foschini e Fabio Tonacci su la Repubblica: 

Grazie al software Oxygen Forensic Suite 2015 sono riusciti ad analizzarne il contenuto, scoprendo le foto e i video dei sopralluoghi fatti dal gruppo, il materiale di propaganda jihadista scaricato da Internet, le immagini in cui gli arrestati erano ripresi con fucili d’assalto in mano. E non hanno avuto problemi a vedere cosa conteneva la memory card da 8gb contenuta nello slot del telefono di Hakim Nasiri. L’iPhone (modello 6 plus) di Mansoor, invece, è rimasto intonso. Non è stato possibile sbloccarlo “perché – scrivono i carabinieri nel decreto di fermo – protetto da password, quindi allo stato inviolabile”. Potrebbe contenere altri indizi importanti sulle attività di preparazione di attentati in Italia o all’estero, dare indicazioni utili agli inquirenti per trovare i fucili d’assalto di cui il gruppo aveva disponibilità, irrobustire le accuse. Ma non lo sappiamo, e forse, non lo sapremo mai.