Jihad, miliziani made in Italy: operaio, professore, calciatore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2015 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA
Miliziani sventolano la bandiera dell'Isis

Miliziani sventolano la bandiera dell’Isis

ROMA – Dall’operaio marchigiano allo studente marocchino cresciuto nel bresciano, dal piccolo imprenditore libico al professore di Cagliari senza dimenticare il calciatore di una piccola squadra della provincia di Rovigo: sono questi i profili dei miliziani jihadisti made in Italy tracciati nel libro “Il jihadismo autoctono in Italia” di Lorenzo Vidino, edito da Ispi e di cui parla Andrea Cuomo in un articolo per il Giornale.

Andrea Campione era un operaio in una fabbrica di cornici marchigiana prima della conversione all’Islam. Abdul Wahid As Siquili così si faceva chiamare dopo la conversione. Nel tempo libero Campione sul Web inneggiava alla jihad e leggeva libri per fabbricare piccoli ordini. La Digos lo arresta nell’aprile del 2012 quando Abdul Wahid As Siquili si apprestava a lasciare l’Italia per arruolarsi in Marocco. Il marocchino Mohamed Jarmoune arrivò in Italia all’età di sei anni. A Niardo, in Valcamonica, lo conoscevano come un ragazzo tranquillo. Un operaio che passava il tempo libero al bar o su Facebook. E invece Mohamed Jarmoune, secondo la Procura, progettava un attentato contro la comunità ebraica di Milano. Per questo nel 2012 scattò l’arresto e poi venne condannato a quattro anni di carcere. Un altro marocchino, Anas el Abboubi, viene arrestato nel giugno del 2013, poco prima della maturità, accusato per addestramento con finalità di terrorismo internazionale e incitamento alla discriminazione e alla violenza. “Voglio morire a mano armata” rappava Anas el Abboubi nel suo blog jihadista. Dopo qualche ora di carcere Anas el Abboubi è sparito nel nulla. Il perito elettronico libico Mohammed Game è probabilmente il più conosciuto della sgangherata truppa, famoso per il tentato attentato davanti alla caserma Santa Barbara di Milano. Attentato in cui solo lui rimase ferito.

Luca Abdullah Nur de Martini  era un professore del liceo Dettori di Cagliari prima della conversione all’Islam nel 2003. Nel 2012 viene indagato perché sospettato di essere uno dei punti di contatto tra L’Italia e la rete jihadista internazionale. Secondo nel triste podio dei jihadisti autoctoni più conosciuti c’è Ait Mhand Hakim, il calciatore di origine marocchina della Stientese, squadra della provincia di Rovigo che dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo su Facebook ha avuto la brillante idea di scrivere: “12 sono pochi”. E ancora: “Non mi piace perché è durato poco”. E ancora: “Quello dell’11 settembre era più bello”