Jolly Nero, storia dei sette morti: il dj, il pendolare, il padre…

Pubblicato il 9 Maggio 2013 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA
Jolly Nero, storia dei sette morti: il dj, il pendolare, il padre...

Foto Ansa

GENOVA – Il dj per hobby, il pendolare, il padre che portava il figlio a lavoro… Sono sette le persone uccise dalla Jolly Nero che ha frantumato la torre dei piloti del porto di Genova. Sette uomini di mare, tutti piloti o gente della Capitaneria. Qualcuno è stato sorpreso dalla morte mentre era al telefono, qualcun altro dentro l’ascensore, mentre si accingeva a tornare a casa subito dopo il cambio di turno. Queste sono le loro storie ricostruite da La Stampa:

Daniele Fratantonio, militare della Guardia Costiera. All’Istituto di medicina legale dell’ospedale San Martino di Genova, Daniele Fratantonio è il primo ad arrivare. Sua madre piange e si dispera e bestemmia ad alta voce: “Dio… Dio perchè te lo sei preso?”. Il suocero giura che lui non voleva altro, non sognava che il mare da quando aveva fatto il militare a Santa Margherita ligure e poi aveva rinnovato la ferma per sette anni fino a diventare un anno fa operatore alla torre di controllo.

Davide Morella, militare della Guardia Costiera, 33 anni, di Biella. Arrivano alle due del pomeriggio con due pullmini della guardia costiera i parenti delle vittime. La madre di Davide Morella che a 33 anni portava la divisa con orgoglio è venuta qui da Biella vestita tutta di nero. Una psicologa dell’ospedale con la pettorina gialla le tiene la mano e le chiede di non entrare a vedere lo scempio che hanno fatto il ferro e il cemento. Basterebbero poche cose ritrovate e non quel che resta del corpo, per il riconoscimento, straziante ma pietoso. “E’ mio figlio, voglio almeno stringergli la mano, sono forte io, non si preoccupi lei…”.

Giuseppe Tusa, militare della Guardia Costiera, 25 anni, di Milazzo. Chissà se piacevano anche al sottocapo della Guardia costiera Giuseppe Tusa, 25 anni originario di Milazzo in Sicilia, i limoni di Mike. A Milazzo sono rimasti i suoi genitori che non ce l’hanno ancora fatta ad essere qui. E la sua fidanzata che fa l’avvocato e che ogni week end se lo trovava davanti perchè dopo il mare il sottocapo Giuseppe Tusa amava la musica e si faceva chiamare Giuppy Black quando faceva il disc jokey nei locali della sua zona.

Michele Robazza, pilota, 45 anni, di Livorno. I genitori del pilota Michele Robazza che aveva 45 anni e lascia due bambini di otto e sette anni sono corsi a Genova da Livorno. Amava così tanto il mare e la sua città che ogni giorno faceva su e giù dalla Liguria alla Toscana.

Marco De Candussio, militare della Guardia Costiera, 40 anni, di Lavagna. Dopo essere stato per dieci anni a comandare la Guardia di costiera di Lavagna era salito sulla torre che ogni tanto faceva vedere con orgoglio a suo figlio che ha 13 anni e al quale nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire che suo padre non c’è più. “E’ a scuola come sempre… Come in un giorno normale…”, racconta una zia bionda.

Sergio Basso, operatore radio dei rimorchiatori, 50 anni, di Genova. Alla radio a darsi il cambio, ore 23 l’altra sera, il minuto esatto dell’incidente quando la torre e l’ascensore e la scala contorta erano affollati tra chi andava e chi veniva, era Sergio Basso, 50 anni di Genova, operatore radio rimorchiatori della Società rimorchiatori riuniti.

Maurizio Potenza, operatore radio per i piloti, 50 anni, di Genova. Federico, il figlio ventenne dell’operatore radio piloti Maurizio Potenza, 50 anni di Genova, era stracontento quando gli avevano detto che suo padre ce l’aveva fatta. “Lo hanno ritrovato… Non è messo bene ma è vivo… E alla fine è quello che conta…”, ripeteva. Ma nel cortile dell’ospedale ci sono gli psicologi e una brutta notizia. Quella che gli avevano evitato per compassione o perchè non si sapeva bene. Federico Potenza esce dall’obitorio che piange ma pare già rassegnato. “In faccia è bello… Ha una benda in testa ma è ancora bello…”.