L’Aquila: a giudizio Savino Guarino, ex capo carabinieri

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2016 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA
L'Aquila: a giudizio Savino Guarino, ex capo carabinieri

L’Aquila: a giudizio Savino Guarino, ex capo carabinieri

L’AQUILA – E’ stato rinviato a giudizio l’ex comandante provinciale dei carabinieri dell’Aquila, il colonnello Savino Guarino. Per 4 anni (dal 2010 al 2014) era stato alla guida del comando provinciale: è accusato di tentata concussione e concussione nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria, coordinata dai sostituti procuratori del capoluogo Simonetta Ciccarelli e David Mancini.

Andrà a processo per la stessa vicenda anche l’ex city manager del Comune dell’Aquila, Massimiliano Cordeschi, con le ipotesi di reato di tentata concussione. La prima udienza del processo è stata fissata per il 20 ottobre prossimo. Al centro delle indagini le affermazioni dell’imprenditore aquilano Gabriele Valentini. In particolare, l’inchiesta, culminata con il divieto di avvicinamento dell’ufficiale dall’Aquila, poi revocato, avrebbe riguardato le modalità di una ristrutturazione dell’abitazione dell’ufficiale a Roma per quasi 25mila euro eseguita dall’imprenditore e poi il tentativo che ci sarebbe stato, da parte del militare di ottenere dall’imprenditore una somma per l’acquisto di un’altra casa, un pagamento che è mai avvenuto.

In questa situazione si sarebbe inserito anche Cordeschi, difeso dall’avvocato Vincenzo Santucci, il quale, sempre secondo i pm, avrebbe spalleggiato Guarino, facendo capire a Valentini che, se non avesse ceduto alle richieste, ci sarebbero potuti essere problemi alla luce del ruolo del militare assistito. Nel corso delle udienze preliminari, Guarino, difeso dai legali Antonio Milo e Stefano Rossi, si è difeso rigettando le accuse e annunciando battaglia processuale con l’intenzione di presentare prove che ritiene a suo discarico; ha, inoltre, esibito anche più di una controdenuncia.

Nel corso del suo mandato ha coordinato molte indagini importanti. Tra queste alcune sullo spaccio di stupefacenti, sull’immigrazione e il lavoro nero, e quella riguardante la cattura e la condanna dell’ex militare dell’esercito Francesco Tuccia per lo stupro di una studentessa laziale. Una coincidenza, in quest’ultimo caso, è quella che a dirigere quella indagine è stato proprio il pm Mancini, quello che ora ha chiesto e ottenuto la misura che lo riguarda.