A Milano lacrime per il cardinale Martini. È giusto dire “lasciatemi morire”?

Pubblicato il 1 Settembre 2012 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
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Carlo Maria Martini (LaPresse)

MILANO – L’ultimo ciao al cardinale di tutti Milano lo dirà lunedì 3 settembre ai funerali al Duomo, dove la camera ardente resterà aperta per tutto il weekend. Saluterà Carlo Maria Martini, un uomo di chiesa e un uomo vicino al popolo, un uomo che si è opposto al sondino naso-gastrico e al tubo nell’addome per l’alimentazione artificiale. Niente di niente, tranne l’idratazione, come un dolce “lasciatemi morire”.

Il suo neurologo Gianni Pezzoli ha detto che il cardinale “non era più in grado di deglutire nulla ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino naso-gastrico. E’ rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico”.

A tubi e sondini aveva detto no Piergiorgio Welby, su Eluana Englaro la battaglia è durata anni. Alla fine entrambi sono morti, le spiene che li tenevano in vita sono state staccate. Le spine, ecco una differenza: non c’era nessun macchinario a tenere in vita Martini. Il cardinale intellettuale e vicino alla gente “seguiva una terapia molto complessa ma non era attaccato a nessuna macchina”, ha detto Pezzoli.

Martini era l’uomo delle situazioni reali, dei dubbi quotidiani di un uomo di fede sulle difficoltà della vita. Invitava al “discernimento che consideri le condizioni concrete e le intenzioni delle persone coinvolte”.

E’ giusto dire allora “Lasciatemi morire?”. “Almeno Martini sapeva che il medioevo è passato”, ha scritto qualcuno su Twitter. In un altro tweet si legge ancora: “E adesso i finti moralisti cattolici, politici e non, cosa diranno, che il cardinal Martini si è suicidato?”.