Lavoro minorile, in Italia 260mila bambini iniziano prima dei 16 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Giugno 2014 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro minorile, in Italia 260mila bambini iniziano prima dei 16 anni

Lavoro minorile, in Italia 260mila bambini iniziano prima dei 16 anni

ROMA – Lavorare a 11, 12 anni, fare le pulizie nei condomini, o il cameriere, il meccanico, il bracciante nei campi: in Italia sono 260mila i bambini e ragazzini che hanno lasciato la scuola per lavorare. In molti casi, ma non tutti, arrivano da famiglie problematiche, vengono affidati alle case famiglia e finiscono nei carceri minorili. I dati arrivano dal rapporto di Save The Children “Lavori ingiusti” stilato intervistando 439 ragazzi. Due su tre dicono di aver lavorato prima dei 16 anni, quattro su dieci addirittura prima dei 13 anni, e uno su dieci prima di aver compiuto 11 anni.

Alcuni di questi bambini sono figli di genitori tossicodipendenti, altri hanno solo una madre che guadagna poche centinaia di euro, insufficienti per mantenere una famiglia. Così i bambini iniziano ad andare a lavorare. Alcuni lo fanno anche per avere qualche soldo in più per se stessi. Lasciano la scuola. Vanno a fare i manovali, i meccanici, i camerieri.

La maggior parte di loro è italiana. Il 30% arriva da Romania, Albania e Africa del nord.

Più di 7 adolescenti su 10 dicono di aver lavorato quasi sette giorni su sette, quasi la metà dichiara di aver lavorato per più di 7 ore di seguito al giorno. La metà di loro dice di aver lavorato di sera o di notte.

Come Francesca, 17 anni. La sua storia è riferita da Valeria Teodonio su Repubblica:

“Lavoravo quando capitava, soprattutto di giorno. Una conoscente aveva una ditta di pulizie. Certo, mi rendevo conto di essere piccola. Ma ho avuto un sacco di casini in famiglia. Poi, quando ho compiuto 5 anni, è nato mio fratello. Anche lui è arrivato in questo mondo in un momento sbagliato. Quando avevo 7 anni, siamo andati a vivere con la nonna. La scuola mi piaceva, ho fatto le elementari e le medie. Non mancavo mai, ero sempre presente. Una brava bambina come tante altre. Mio zio ci teneva, non voleva prendessi una cattiva strada. Ma quando avevo 13 anni ci portarono via e ci chiusero in una casa famiglia. Fu una tragedia, mio fratello era disperato e io ero disorientata, ma dovevo pensare a proteggerlo. Poi ho lasciato le superiori, non me ne fregava più niente. In quegli anni ho preso una brutta strada. Ero arrabbiata. A 15 anni mi hanno arrestata per aggressione. Adesso sto facendo un corso, sono più calma e voglio fare di tutto per avere un futuro migliore, soprattutto per mio fratello”.