Lavoro, se schiacci pisolino durante il turno rischi il posto. Lo dice la Cassazione

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Giugno 2017 - 18:30 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro, se schiacci pisolino durante il turno rischi il posto. Lo dice la Cassazione

Lavoro, se schiacci pisolino durante il turno rischi il posto. Lo dice la Cassazione

ROMA – Tolleranza zero per chi schiaccia un pisolino sul lavoro. Lo stabilisce la Cassazione confermando il licenziamento di un addetto alla vigilanza della società Autostrade. Ad avviso della Suprema Corte, infatti, l’addormentamento organizzato durante il turno, ha una “evidente contrarietà ai doveri fondamentali del lavoratore rientranti nel cosiddetto minimo etico” e viola i “principi di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto di lavoro” e per questo merita di essere punito con il licenziamento, soprattutto quando si presta un servizio di “essenziale rilevanza”.

L’uomo si era messo d’accordo con un collega, giudicato in un’altra causa, con il quale doveva vigilare il percorso tra Ancona e Roseto degli Abruzzi a bordo della stessa auto di servizio in modo che in due sarebbero stati in grado di condurre “interventi operativi pericolosi come l’asportazione di ingombri derivanti da residui di collisioni”. Ma a differenza di quanto loro impartito, i due si erano in realtà serviti di “due veicoli diversi, utilizzati per trascorrere dormendo alcune ore di servizio”, circa due, distesi sui sedili anteriori, senza dare alcuna notizia alla centrale operativa.

Il Tribunale di Teramo aveva confermato l’espulsione del lavoratore perché sorpreso sul fatto, a dormire in macchina, anziché pattugliare. Ma la Corte di Appello dell’Aquila lo aveva riammesso in servizio. La Cassazione ha infine ribaltato il verdetto clemente, licenziandolo su due piedi.

Secondo gli ermellini – sentenza 14192 – questo comportamento non può essere oblato da una semplice multa, come quella della decurtazione dello stipendio, per la “delicatezza dei compiti che il lavoratore avrebbe dovuto svolgere” e per la “gravità della interruzione del servizio determinatasi a causa di un addormentamento, oltretutto neppure dovuto a causa improvvisa e imprevista, ma organizzato con l’altro lavoratore della squadra”. I supremi giudici hanno quindi ripristinato il più severo verdetto di primo grado condannando anche il dipendente licenziato a pagare tremila euro di spese legali.