Lazio, i vasi etruschi dell’Arsial. Valgono mln, affidati a misterioso istituto

Pubblicato il 4 Ottobre 2012 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA  – Spunta pure il tesoro etrusco dell’Arsial, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Agricoltura affidata all’omonimo assessorato della regione Lazio, già devastata dagli ultimi scandali che hanno portato alle dimissioni dell’assessore Angela Birindinelli. A denunciare la presenza del ricco bottino di vasi etruschi sono stati i sindacati dell’ente che da giorni assistono all’insediamento presso i loro uffici, di personale proveniente da una misteriosa onlus denominata Isad, con la quale sarebbe in vigore una convenzione per il restauro dei suddetti beni etruschi, conservati in una stanza in via Colini.

In ballo ci sono un centinaio di reperti che l’Arsial avrebbe ereditato dagli scavi dell’Ente Maremma, rinvenuti su terreni agricoli negli anni cinquanta. Ora nella contestata convenzione è previsto che l’Isad, onlus di origini siciliane, debba individuare beni archeologici ancora interrati,senza passare, si presuppone, per le competenti sovrintendenze.

La legge in vigore negli anni cinquanta, all’epoca degli scavi dell’Ente Maremma, stabiliva che a compenso degli oneri dovuti parte dei reperti (circa l’80%) divenissero di proprietà della ditta o dell’Ente che si era adoperato per gli scavi. Ma dal tempo del ritrovamento ad oggi, le varie istituzioni che si sono avvicendate su quei reperti, Ente Maremma, Ersal e Arsial non hanno mai pensato di renderli fruibili al pubblico.

Ma, lo si legge nella lettera dei sindacati, “alla fine degli anni ’70 successivamente alla costituzione dell’Ersal nella sala del Consiglio di Amministrazione furono posizionati in bella vista 20 di questi reperti, che furono tutti rubati nel 1981”. La finanza ritrovò quello più di valore, assicurato per due milioni di euro. Questo vuol dire che, a conti fatti, dei 120 reperti originali, ne sono rimasti un centinaio che potrebbero valere decine di milioni di euro. Ma, prosegue la lettera “solo il rpesidente di Arsial o al massimo il direttore generale possono visionarli”.

A creare maggiore sgomento è comunque l’affidamento del restauro a una ditta siciliana, dislocata a Trapani. Dalla Sicilia alla Maremma il tragitto è piuttosto lungo. Inoltre, all’indirizzo romano l’Isad non risponde. Sul sito dell’ente si legge che la onlus ha una sede a Roma sul lungotevere Pietra Papa 61, ma al citofono non risponde nessuno. Insomma i misteri sono tanti…così come i milioni in ballo.