Le Rivoltelle, no concerto alla festa parrocchiale: “Sono lesbiche”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Agosto 2016 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Le Rivoltelle, no concerto alla festa parrocchiale: "Sono lesbiche"

Le Rivoltelle, no concerto alla festa parrocchiale: “Sono lesbiche” (foto Facebook)

ROSSANO CALABRO – Non possono suonare alla festa parrocchiale di Rossano Calabro perché sono lesbiche. Le componenti della rock band femminile Le Rivoltelle sono state invitate a rinunciare all’appuntamento già previsto perché la loro ostentata omosessualità avrebbe offeso la morale cattolica degli organizzatori (e nella loro testa, anche quella dei partecipanti). Ma il sindaco del comune in provincia di Cosenza non ci sta e promette battaglia alla comunità cattolica.

Spiega Pietro Bellantoni su La Stampa:

«Mi chiedo come sia possibile che ancora girino a piede libero e soprattutto esprimano liberamente e impunite il loro pensiero persone di tanta ignoranza», ha scritto la frontwoman del gruppo, Elena Palermo, sulla bacheca delle Rivoltelle. Pochi giorni dopo, la rabbia non è ancora passata: «Ho voluto raccontare questo episodio per puntare il dito contro un certo tipo di discriminazione, che abbiamo già vissuto sulla nostra pelle in passato». Stavolta, però, la misura è colma. «Non sopportiamo più il pregiudizio nei confronti diorientamenti tra l’altro solamente presunti, dal momento che noi non abbiamo mai dichiarato di essere omosessuali e non lo dichiareremo mai. Sono fatti privati che ognuno vive nella propria coscienza. Ed è anche per questo che ci arrabbiamo quando l’ignoranza ci impedisce di esercitare la nostra professione. Nel 2016 cose del genere non possono succedere», dice ancora la cantante, che sottolinea che la discriminazione è vietata dalla legge.

 

Le ragazze del gruppo (composto anche da Alessandra Turano, Paola Aiello e Angela Massafra) hanno deciso di non andare oltre la protesta pubblica, ma a quella non vogliono affatto rinunciare: «Con le nostre canzoni – spiega Elena – ci battiamo continuamente contro tutte le discriminazioni e ci dispiace che qualcuno voglia impedirci di esprimere quel che abbiamo dentro». Brani contro l’anoressia (“Taglia 38”), contro la casta dei politici (“Ve ne andate o no?”), contro la ’ndrangheta (“Io non m’inchino”, dedicata al procuratore Nicola Gratteri) sono lì a testimoniare un impegno sociale veicolato dalla musica che non verrà meno neppure dopo la cancellazione del concerto. «Non ce l’abbiamo né con la comunità di Rossano né contro chi ci ha impedito di suonare. Vogliamo solo fare qualcosa per eliminare pregiudizi diffusi. Sulla nostra sessualità girano voci da molto tempo. Ma anche qualora fosse tutto vero, anche se fossimo davvero lesbiche, sarebbe terribile sopportare tutto questo».