La Ue vuole liberalizzare ma nel decreto torna il monopolio delle Poste: i dubbi del Colle

Pubblicato il 17 Febbraio 2011 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA

Giorgio Napolitano

ROMA – I dubbi sono venuti ai tecnici della presidenza della Repubblica, leggendo il testo del decreto legislativo che dovrebbe mettere fine al monopolio di Poste italiane. Il decreto, che è uno strumento con cui il Parlamento dà la delega al governo su una determinata materia, è nato per recepire una direttiva europea del 2008. Bruxelles in sostanza vuole liberalizzare il settore postale: basta monopoli da parte delle controllate statali, anche i privati possono accedere al mercato e proporre gli stessi servizi.

La normativa europea, poi, prevede la nascita di Autorità garante in ogni Paese, con il compito di vigilare sul rispetto del libero mercato. Ed è su questo punto che il Quirinale ha avanzato dei dubbi: nel decreto del governo italiano, appena approvato dalla Commissione Telecomunicazioni della Camera, non c’è un’Autorità indipendente. Al suo posto c’è un’agenzia ministeriale, con un direttore generale nominato dal governo e sempre il governo deciderà quali e quanti fondi assegnare e quali dipendenti pubblici trasferirvi. Un conflitto di interessi, insomma, perchè in questo modo il governo controllerà Poste italiane (attraverso il ministero del Tesoro), e anche le sue concorrenti.

Il Quirinale ha acquisito le relazioni dell’Autorità delle telecomunicazioni e dell’Antitrust, cariche di obiezione. Ad aggravare la vicenda anche il “processo” avviato dalla Ue contro l’Italia proprio per l’assenza di un garante  in questo settore. Secondo il decreto, poi, Poste italiane continuerebbe a gestire un servizio parecchio redditizio: l’invio raccomandato di atti “attinenti alle procedure giudiziarie”. In pratica avrà l’esclusiva nella consegna delle multe stradali in tutta Italia.