Lignano Sabbiadoro, cubana fermata confessa: “Non volevamo uccidere”

Pubblicato il 18 Settembre 2012 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
(Foto Ansa)

UDINE –  La tortura ed il brutale omicidio di Lignano Sabbiadoro non erano premeditati. “Non volevo assolutamente che le cose finissero in questo modo”, ha detto la cubana Lisandra Aguila Rico, 21 anni, fermata per l’uccisione di Paolo Burgato e Rosetta Sostero. Il fratello Laborde Reiver Rico, 24 anni, è invece ancora ricercato e potrebbe essere in fuga verso l’estero, mai carabinieri sarebbero sulle sue tracce.

La sera del 16 settembre i militari del Nucleo Operativo di Udine e quelli del Ros hanno bloccato la ragazza 900 chilometri più a sud di Lignano, in un’abitazione di Pontecagnano in provincia di Salerno. Dopo poche ore la Rico era di nuovo in Friuli per rispondere alle domande degli inquirenti sull’omicidio dell’anziana coppia la notte tra il 18 ed il 19 agosto. Alla fine ha confessato e per lei è scattato il fermo.

Carlo Serbelloni, legale della Rico, ha riferito le parole della ragazza: “La ragazza ha detto che la situazione è sfuggita di mano, che l’omicidio non era premeditato e che non voleva assolutamente che le cose finissero in questo modo. E’ molto provata per quello che è successo”. Alla giovane, crollata dunque dopo sei ore di interrogatorio, è stato contestato il reato di duplice omicidio volontario in concorso ”con ignoti”. Non è chiaro, però, se davanti ai carabinieri abbia fatto nomi di eventuali complici: ”La mia assistita nel corso dell’ interrogatorio ha risposto per quanto riguarda la sua posizione”, si è limitato a dire l’avvocato.

A dare una svolta alle indagini sono stati gli esami compiuti sul posto e sulle vittime, primo fra tutti il Dna dei protagonisti raccolto dal Ris sulla scena del delitto e comparato con i tamponi raccolti a numerose persone, anche negli esercizi commerciali di Lignano. Poi le intercettazioni telefoniche scattate subito dopo su una cerchia di persone in qualche modo vicine ai coniugi Burgato.

Tra queste anche i due ragazzi cubani, conosciuti nel piccolo ma noto centro turistico di Lignano Sabbiadoro.  I ragazzi sono i figli di Sandra Emilia Rico, cubana, ma non figli dello stesso padre, scrive il Corriere. Arrivati in Italia nel 2009 i fratelli Rico si sono ricongiunti alla madre, che da quasi 20 anni è a Lignano e che convive con un italiano da cui ha avuto altri due figli. La madre dei ragazzi e presunti omicidi  convive e lavora con il “Re del gelato”, quella gelateria che sta proprio davanti all’attività commerciale dei coniugi Burgato.

I problemi per quei figli che hanno ritrovato la madre sono iniziati dopo le liti con il patrigno. I fratelli Rico lavoravano, una volta arrivati in Italia, nella gelateria di Lignano. Poi hanno cercato un altro lavoro, ma forse quando i soldi sono mancati è scattata la follia. Una rapina a quei coniugi sempre così gentili e clienti fissi della gelateria.

Il movente sarebbe dunque ben più semplice di quanto ci si potesse aspettare da un omicidio di tale brutalità: una “semplice” rapina finita male, vale a dire l’ipotesi originaria. La coppia di coniugi ha reagito, nella colluttazione i due fratelli sono stati riconosciuti e allora è scattata la furia, complice il fatto di non aver trovato un ”tesoretto”.

E pensare che il giorno successivo all’omicidio, lo scorso 19 agosto, la madre dei due cubani dichiarò dal bancone della gelateria:

Non ci posso credere, hanno ucciso Paolo, il più buono di tutti. Proprio lui che non ha mai fatto del male a nessuno. Sono delle bestie, questi, c’è da aver paura… E io che lascio sempre la porta di casa aperta”.