Louis Vuitton, il colpo a Roma non riesce: presa banda di serbi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Aprile 2015 - 12:41 OLTRE 6 MESI FA
Louis Vuitton, il colpo a Roma non riesce: presa banda di serbi

Una borsa Vuitton modello Alma in pitone

ROMA – Si presentavano come una coppia ricchissima e ben vestita, lui finto manager lei la sua elegante moglie. Ma in realtà erano ladri: tre serbi (incluso un terzo complice) che a Roma avrebbero già fatto altri colpi prima di tentare quello nella boutique Louis Vuitton di piazza San Lorenzo in Lucina, arraffando merce per 30mila euro.

Radenko Ristic, 53 anni, entra nella boutique con la complice Katarina Drelic e chiede di vedere alcune borsette. In un attimo di distrazione del commesso prende di nascosto una Vuitton modello Alma BB in pitone. Valore: 5.200 euro. I tre serbi (all’esterno del negozio un ulteriore complice in auto pronto alla fuga) erano anche dotati di “jammer”, ovvero un dispositivo in grado di disturbare e quindi eludere i dispositivi antitaccheggio.

Ma l’operazione non riesce: i dipendenti del negozio si accorgono di qualcosa di strano, inseguono i tre e nel frattempo chiamano i carabinieri che proprio in piazza hanno un comando. Carabinieri e magistrati scoprono anche altra merce rubata nella stanza d’hotel dei tre serbi. Scrive Adelaide Pierucci sul Messaggero:

Ristic confessa. Ed i carabinieri risalgono pure all’hotel dove alloggia, una suite del Sistina, a un passo da Trinità dei Monti. Lì i carabinieri trovano altra merce, borse e abiti firmati, per trentamila euro, rubati tutti in centro ed ancora imbustati con i cartellini attaccati. Per i tre, assistiti dall’avvocato Simona Tranquilli, oltre all’accusa di furto il pm Mario Ardigò ipotizza anche quello di ricettazione. Il finto svizzero spera solo di tenere fuori i due complici. Ma non ci riesce. Ieri a piazzale Clodio gli arresti sono stati convalidati per tutti e tre. Per i due uomini è scattata la misura cautelare in carcere, per la loro spalla il divieto di rientro a Roma.

Drcelic e Rustic era stati pizzicati dai carabinieri mentre cercavano di fuggire con al seguito gran parte della refurtiva. «Considerato che da ulteriori allarmanti elementi sulla personalità dei prevenuti si evincono dalla disponibilità di apparecchiature jammer», aveva scritto il pm, «e cioè di sofisticati apparecchi in grado di naturalizzare il funzionamento delle placche antitaccheggio, va sottolineato che appunto uno degli apparecchi è stato trovato dai militari indosso al Ristic, completo di telecomando e ancora in funzione e ben tre, due dei quali perfettamenti funzionanti sono stati rinvenuti nella disponibilità degli altri due complici, unitamente a tutti gli altri beni di provenienza delittuosa, tutti di valore per un totale di trentamila euro».