Luca in coma perché scambiato per gay. La fidanzata: “Ha chiesto aiuto all’autista ma…”

di redazione Blitz
Pubblicato il 5 Agosto 2015 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA
Luca in coma perché scambiato per gay. La fidanzata: "Ha chiesto aiuto all'autista ma..."

Luca in coma perché scambiato per gay. La fidanzata: “Ha chiesto aiuto all’autista ma…”

GENOVA – “Ha chiesto aiuto all’autista, ma quello ha fatto finta di non sentire“. A raccontarlo è Chiara, la ragazza di Luca, il 40enne genovese pestato a sangue su un bus perché scambiato per gay. E’ stato lui a dirle come sono andate le cose, prima di finire in coma, alcuni giorni dopo l’aggressione, per un vasto ematoma intracranico. L’autista si chiama Simone Furfaro, ha 33 anni e vive nel ponente. Nei giorni scorsi è stato denunciato per favoreggiamento: agli inquirenti però ha detto di essere sceso dal bus una volta arrivato al capolinea. “Non ho visto né sentito nulla e sapete una cosa? Mio nonno mi ha insegnato che nella vita è meglio farsi i fatti propri“.

Tommaso Fregatti e Matteo Indice del quotidiano la Stampa, hanno raggiunto Chiara al telefono. L’aggressione è avvenuta vicino al Porto antico, in piazza Caricamento a Genova: Luca stava rientrando a casa in compagnia di un amico inglese, i picchiatori erano in sei. quattro ragazzi e due ragazze. Ad innescare l’assalto è stata una delle ragazze del branco: “Maledetto gay, perché guardi il mio ragazzo?”. Poi le botte. Era il 14 luglio, una settimana dopo Luca è crollato dinanzi agli occhi della fidanzata: “M’ha guardato come a implorarmi e ha sussurrato: “ho male alla testa, mi sento morire…””

Riporta la Stampa:

«Mi aveva mandato un messaggio poco prima delle quattro, dicendomi che stava per rientrare. Non mi sono preoccupata perché quando chiude (è titolare d’un locale piuttosto noto nella movida del centro storico, ndr) si ferma spesso a bere con i clienti». Dopo due ore non rientra: «Gli ho telefonato, mi ha detto che lo avevano picchiato e sarebbe tornato in taxi. Ero agitata, sono scesa sotto casa ad aspettarlo. Subito mi ha spiegato solo che un gruppo di ragazzi di Begato (quartiere dell’entroterra genovese, ndr) lo aveva malmenato dopo che era intervenuto a difesa di un suo amico inglese, preso in giro poiché parlava in una lingua straniera. Era indignato perché l’autista non aveva fatto niente. Ha aggiunto: “Sono riuscito a rialzarmi, lo chiamavo ma lui faceva finta di nulla” ». Luca non vuole andare in ospedale e dice che deve pensare al locale. Dopo tre giorni a casa e qualche domanda in più da parte della compagna, la verità: «Mi ha spiegato che li avevano massacrati perché li credevano omosessuali. E lui a volte ha un aspetto un po’ eccentrico, si trucca gli occhi con una matita scura che ha sempre dietro». È la stessa cosa che gli amici hanno ripetuto ai carabinieri, compreso il dettaglio dell’insulto pronunciato dalla ragazza prima delle cinghiate. Il 21 luglio Chiara capisce che quest’incubo non è finito: «Era a riposo, mi ha spiegato che aveva un dolore fortissimo alla testa». Poi la corsa in ospedale, l’operazione, il coma e Chiara che oggi chiede di lasciarla respirare: «Lui sta lottando, e le indagini devono andare veloci»