Luca Varani, Marco Prato e Manuel Foffo: cronaca del massacro del Collatino

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2017 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Luca Varani, Marco Prato e Manuel Foffo: cronaca del massacro del Collatino

Luca Varani, Marco Prato e Manuel Foffo: cronaca del massacro del Collatino (foto Ansa)

ROMA – Luca Varani fu ucciso a colpi di martello e con oltre cento coltellate il 4 marzo 2016 nel corso di un festino a base di sesso e droga in un appartamento nel quartiere Collatino, periferia est di Roma. Il 21 febbraio scorso, al termine del rito abbreviato, Manuel Foffo, reo confesso, è stato condannato a 30 anni; per Marco Prato il gup aveva disposto il rinvio a giudizio e quindi un processo con il rito ordinario che era cominciato ad aprile davanti ai giudici della prima corte di appello di Roma.

Secondo l’ accusa, Foffo e Prato massacrarono Varani dopo aver svolto una sorta di macabro casting per la scelta della vittima. In auto per Roma per cercare “qualcuno da uccidere”. Poi, nell’ appartamento, la decisione di ‘invitare’ ad un festino una serie di persone e infine di accanirsi su Varani, invitato all’appartamento del Collatino con una telefonata alle 7 del mattino del 4 marzo. Foffo e Prato per circa due ore si accanirono sul corpo di Luca dopo averlo stordito con un mix di alcol e un farmaco.

Per la procura i due accusati avevano svolto un ruolo “paritario” nell’ omicidio. Nella richiesta di rinvio a giudizio, il pm affermava che i due trentenni “dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti nei giorni antecedenti l’evento” sono “usciti di casa nella mattinata del 4 marzo ed hanno ‘girato’ in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita”.

Il giudice ha fatto cadere le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, mantenendo solo l’ aggravante della crudeltà. Dopo la sentenza, rabbia è stata espressa dai genitori di Luca che hanno parlato di “giustizia a meta’” contestando il ricorso al rito abbreviato che consente uno sconto di pena di un terzo.