Mada Kabobo, killer col piccone. Giudici: “Omicidi danno di immagine per Expo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Febbraio 2015 - 13:58 OLTRE 6 MESI FA
Mada Kabobo, killer col piccone. Giudici: "Omicidi danno di immagine per Expo"

Mada Kabobo, killer col piccone. Giudici: “Omicidi danno di immagine per Expo”

MILANO – Quei tre omicidi a colpi di piccone sono un duro colpo d’immagine alla Milano che prepara l’Expo 2015. Una pessima figura a livello internazionale. Si legge anche questo nelle motivazioni dei giudici per la condanna a 20 anni di reclusione, confermata in appello, per Mada Kabobo. Il ghanese, nel maggio 2013 uccise alcuni passanti incontrati per caso nel suo tragitto, tre omicidi a colpi di piccone. Efferati, improvvisi, senza senso. Ma non tre omicidi dettati dalla follia: i giudici di appello hanno infatti respinto la tesi difensiva, Kabobo era in grado di intendere e volere.

Kabobo è stato condannato anche al risarcimento delle parti civili. Tra queste il Comune di Milano. Il motivo lo spiegano i giudici: il danno per la città è dovuto anche “all’azzeramento degli effetti auspicati in conseguenza della costosa attività di promozione dell’immagine della città anche all’estero” in vista di Expo 2015 “sia sotto il profilo della verificata inefficienza dell’attività di lotta alla violenza predisposta dal Comune a tutela degli abitanti della zona, teatro dei plurimi omicidi”.

Kabobo, ghanese senza fissa dimora, secondo i giudici non è pazzo: “L’azione criminale” fu “agevolata dalla malattia che gli suggerì il mezzo per consentirgli di perseguire il suo lucido progetto di esprimere rancore e sfinimento per le sue esperienze di quotidiana lotta per la sopravvivenza”. Secondo i giudici, che citano alcuni passaggi della perizia psichiatrica, Kabobo “non agì perché vinto dalla patologia che gli è stata diagnosticata”. “Egli non era ‘caduto nel crimine’ perché vinto completamente dagli impulsi patologici ai quali non ha saputo o potuto resistere – si legge nelle motivazioni della sentenza – Le ‘voci’ gli avevano suggerito un possibile sviluppo-epilogo della sua situazione, ricordandogli ciò che avveniva nei suoi territori d’origine ove le persone uccidevano con i picconi”. Kabobo, si legge nelle motivazioni della sentenza, quindi “colse in quel suggerimento l’occasione per ‘scaricare’ emotivamente la tensione interna causata dal rancore che egli provava nella realtà quotidiana e per dare corso alla sua volontà di imporre una svolta radicale alla situazione di abiezione che egli tutti i giorni, da alcuni mesi, viveva lucidamente”.