Mafia e Uno Bianca, fine pena presto: imminente scarcerazione di 200 ergastolani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2014 - 15:43 OLTRE 6 MESI FA
Mafia e Uno Bianca, fine pena presto: imminente scarcerazione di 200 ergastolani

Mafia e Uno Bianca, fine pena presto: imminente scarcerazione di 200 ergastolani (LaPresse)

ROMA – Sono già sei in una sola settimana gli ergastolani che, grazie alla tramutazione con effetto retroattivo in 30 anni di reclusione delle loro condanne definitive per effetto concatenato di sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della Corte Costituzionale e della Cassazione, potranno presto uscire dal carcere grazie ad un “pasticcio” di leggi avvenuto nel 2000. E a ruota li seguiranno altri killer della mafia e persino della “Uno Bianca”.

È notizia di oggi che potrebbero beneficiarne 98 condannati nel processo Tempesta a Palermo, 50 nel processo “Azzurra” a Gela ed altri 30 in 3 diversi processi a Catania entro il 7 aprile prossimo.

COME È STATO POSSIBILE. Il 10 gennaio 2014, la Prima Sezione Penale della Suprema Corte ha, infatti, emesso la prima sentenza in Italia (n. 83 del 2014, ricorso reg. generale n. 10934 del 2012) con cui ha annullato senza rinvio con effetto retroattivo la condanna all’ergastolo inflitta per reati di mafia ad Emanuele Zuppardo, nato a Gela il 1° ottobre 1957, difeso dall’avvocato Roberto Afeltra di Roma dello studio legale Carlo Martuccelli.

Emanuele Zuppardo, 56 anni, sicario della mafia originario di Gela (Caltanissetta), fu arrestato nel 1992 a Milano su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Firenze nell’ambito dei processi “Autoparco” e “Count Down”. Nell’inchiesta sull’autoparco di via Salomone finirono alla sbarra 81 imputati. Zuppardo fu condannato al carcere a vita per una serie di omicidi compiuti su ordine dei boss. Ora sarà presto scarcerato.

Poiché Zuppardo tra il 26 gennaio e il 24 novembre 2000 aveva chiesto il cosiddetto “rito abbreviato” introdotto dalla legge Carotti, la sua condanna all’ergastolo è stata tramutata d’ufficio in 30 anni di reclusione nel frattempo già scontati in tutto o in gran parte.

La Cassazione ha così dato per la prima volta esecuzione alla sentenza n. 210 emessa il 18 luglio 2013 dalla Corte Costituzionale in base alla quale le condanne all’ergastolo vanno sostituite con 30 anni di reclusione.

I giudici della Consulta avevano infatti accolto un’eccezione sollevata due anni fa dalle sezioni unite penali della Cassazione con ordinanza del 19 aprile 2012 n. 34472, depositata il 10 settembre 2012 (Presidente Lupo, Estensore Milo), imputato Ercolano, in cui si sollecitava l’adeguamento del nostro ordinamento ai principi sanciti in precedenza dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo sul “caso Scoppola”.

“Questa è una grande battaglia di civiltà giuridica che infrange il totem della intangibilità del giudicato”, commenta l’avvocato Roberto Afeltra, che per primo ha ottenuto questa vittoria in Cassazione dopo un lungo iter giudiziario, anche europeo.

“La Corte di Strasburgo – spiega Afeltra – ha stabilito che è una violazione dei diritti umani punire un imputato con una pena superiore rispetto a quella prevista da una legge anche se poi modificata”. La questione dell’ergastolo retroattivo era stata affrontata due volte dalle Sezioni unite della Cassazione e alla fine è stata risolta dalla Consulta. “Questo verdetto – sottolinea Afeltra – aprirà le porte del carcere a molti condannati e sono molti i ricorsi pendenti su questa questione”. “Tuttavia per veder uscire Zuppardo – conclude l’avvocato Afeltra – dovrò presentare un’ulteriore istanza per via di un vecchio cumulo di pena”.

In pratica, per effetto della sentenza della Corte Costituzionale, tutti gli imputati che avevano chiesto il processo con rito abbreviato tra il 2 gennaio 2000 (entrata in vigore della legge Carotti che aveva modificato l’art. 442 c.p.p. disponendo la sostituzione dell’ergastolo con la pena temporanea di 30 anni di reclusione in caso di condanna con rito abbreviato) e il 24 novembre 2000 (entrata in vigore del decreto legge n. 341 del 2000 che all’articolo 7 sanciva il ritorno al passato, cioè all’ergastolo) possono ora ottenere la commutazione della condanna all’ergastolo loro inflitta in 30 anni di carcere. E di conseguenza potranno uscire di prigione, avendo nel frattempo scontato in tutto o in gran parte la pena.

Dopo Emanuele Zuppardo l’11 gennaio a Cassazione ha annullato altri 4 ergastoli a Giovanni Matranga, Francesco Mulė, Giuseppe Dainotti e Giulio Di Carlo, tutti condannati con il rito abbreviato fra il 2 gennaio e il 23 novembre 2000 per episodi che fanno parte della guerra di mafia degli anni Ottanta: dalla lupara bianca di Antonino Rizzuto, scomparso a Palermo nel 1989, all’omicidio di un bidello di Piana degli Albanesi, Filippo Polizzi, avvenuto nello stesso anno, mentre l’uomo era in macchina.

Giovedì scorso la Suprema Corte, nonostante il parere contrario del Procuratore generale che aveva chiesto l’inammissibilità del suo ricorso, ha tramutato il carcere a vita in 30 anni di reclusione anche ad Andrea Ventura, killer di Catania, alleato con il clan Santapaola a Belpasso e San Pietro. Ventura, che era anche lui assistito dall’avvocato Afeltra, è stato così il sesto ergastolano a beneficiarne in appena 6 giorni.

Resta poi aperto un nuovo e delicato problema giuridico che sarà certamente sollevato da molti condannati all’ergastolo che dopo il 2001 non hanno più chiesto il rito abbreviato e quindi i 30 anni di reclusione, fidandosi del decreto legge del 2000 che aveva reintrodotto l’ergastolo con effetto retroattivo. Ma l’incostituzionalità del decreto legge decisa dalla Consulta con la sentenza n. 210 e riaffermata venerdì scorso dalla Cassazione aprirà ora un nuovo fronte di ricorsi, destinato con ogni probabilità allo stesso risultato.

D’altronde, una volta dichiarato incostituzionale il decreto 341 del 2000 che fissava la condanna dell’ergastolo senza isolamento diurno, e non 30 anni, il carcere a vita decade. E se ci sono soggetti che hanno un solo ergastolo o due ergastoli riuniti in uno solo e rientrano in quel periodo tra il 1999 e il 2001 è ormai scontato che, chiedendo la revisione, ottengano la riduzione della loro pena a 30 anni anche perché in Italia esiste il principio del “criterio moderatore dell’art. 78 del codice penale” per cui non si possono trascorrere dietro le sbarre più di 30 anni come pena temporanea. Pertanto quando un condannato ha trascorso 30 anni in carcere deve poi uscire.

A livello europeo è stato affermato che l’ergastolo è contrario ai diritti umani. Ed anche il Vaticano lo ha eliminato. Si potrebbe pertanto arrivare all’ergastolo speciale a 35 anni.