Stragi di mafia ’92 e ’93, Vigna: “C’era lo zampino dei servizi”

Pubblicato il 30 Maggio 2010 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Vigna

Pier Luigi Vigna, procuratore a Firenze quando ci fu la strage dei Georgofili ed ex capo della Procura Nazionale Antimafia rivela: “Non fu solo Cosa Nostra a gestire la campagna stragista del ’92 e ’93. Penso che pezzi deviati dei Servizi segreti siano stati gli ispiratori, e qualche cosa anche di più, delle bombe di Firenze, Roma e Milano”.

Di sicuro, spiega in un’intervista alla Stampa “nelle stragi furono coinvolti anche delinquenti non affiliati a Cosa Nostra, come il magazziniere romano dei 300 chili di esplosivo” o “il postino del comunicato di rivendicazioni delle stragi”. Allora “procedemmo subito contestando ai mafiosi l’aggravante di aver agito con finalità di terrorismo o di eversione. Cosa Nostra con questo agire voleva condizionare lo Stato, voleva che fossero cancellate una serie di leggi”.

Anche se “la prima indicazione dell’Interno fu quella di guardare alla criminalità internazionale”, racconta, “noi seguimmo subito la pista interna anche perché analizzando la tipologia della miscela degli esplosivi emerse che erano identici a quelli della strage dell’84”, unica altra occasione in cui “i boss agirono sul continente”. E “a distanza di tanti anni continuo a non credere che quello che è accaduto fuori dalla Sicilia sia frutto di una pensata di Cosa Nostra”, che “senza agganci esterni non si sarebbe mai mossa, non avrebbe traslocato a Roma, Firenze, Milano”.

Nella prima informativa della Dia “si parlava anche di imprenditori disonesti, di massoneria, di soggetti deviati dei servizi segreti”. E visto che quello era “un periodo di deviazione, bisogna guardare ai ‘deviati'”.