La mamma di Luca, il tassista morto per le botte: “Gli stringevo la mano e dicevo: torna a casa”

Pubblicato il 12 Novembre 2010 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA

Luca Massari

Franca Massari, la mamma di Luca, il tassista morto ieri dopo 30 giorni di coma, racconta al Corriere della Sera il suo dolore. Luca è morto dopo essere stato colpito a calci e pugni da 3 persone, colpevole di aver investito, involontariamente, un cane sfuggito al padrone. Trenta giorni di agonia senza mai riprendere conoscenza: “Il mio Luca non ce l’ha fatta. Per un mese gli ho tenuto la mano. Ho pianto e pregato per lui. Il mio Luca non ce l’ha fatta. Ho pregato e pianto e adesso non ho più lacrime. Mercoledì sono andata nel santuario della Madonna della Bozzola, a Garlasco: è il giorno della guarigione per i credenti, e io ho supplicato la Vergine affinché si realizzasse il miracolo. Ma non c’è stato. Mio figlio, che da trentuno giorni lottava per la vita, se n’è andato. Il suo cuore si è fermato per sempre. Ma non si è mai pronti alla morte di un figlio. Luca doveva compiere 45 anni il 2 dicembre”.

“Al santuario sono andata insieme con mia sorella Caterina, la zia di Luca, e un’amica. In questi giorni di tormento e di rabbia, non ho fatto altro che pregare. La fede mi ha aiutata a non impazzire. Mi sembrava fosse l’unico sedativo. Mi ci sono tuffata dentro come non mi era mai accaduto. Tenevo stretta in mano la foto di Luca per farla vedere al sacerdote dopo la messa. E, quando è finita la funzione, abbiamo voluto parlare con padre Gregorio Vitali, che è anche il rettore della congregazione «Sacra Famiglia» di Martinengo. In un primo momento ha cercato di rincuorarci. «Andrà bene, ce la farà». Poi, dopo aver chiesto degli ultimi interventi che Luca aveva subìto, si è ricreduto. Ha appoggiato l’immagine della Madonna sulla foto di mio figlio e ha detto: «Sarà la Madonna a decidere quale dovrà essere il destino migliore per Luca». E stamattina (ieri ndr) è morto”.

“Credo di essere morta anch’io. Andavo da Luca ogni giorno. Lo abbracciavo. Lo baciavo. Penso che mio figlio abbia iniziato a soffrire il giorno in cui ha investito il cane. Se non si fosse fermato, non sarebbe stato lui. Luca amava gli animali. Quando gli è morto il pappagallino, ha pianto come un ragazzo e non è andato al lavoro. Non si può morire in questo modo barbaro”.

“Mio figlio è morto nel pieno della vita. Con Patrizia aveva trovato l’amore ed era così felice che non gli pareva vero. Mi diceva sempre: mamma questa mia felicità a volte mi spaventa. Ho paura che non possa durare. Invece se n’è andato lui, lasciando però a noi tutto l’amore che ha saputo regalarci. Giorno dopo giorno. Tutti i giorni”.