Manuel Foffo: 30 anni di carcere. Marco Prato: processo. Le richieste per delitto Luca Varani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Febbraio 2017 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La richiesta di una condanna a 30 anni di reclusione per Manuel Foffo e la sollecitazione del rinvio a giudizio per Marco Prato. Queste le richieste fatte oggi dal pm Francesco Scavo nell’ambito del processo con rito abbreviato per Foffo e con rito ordinario per Prato. I due sono accusati di avere massacrato e ucciso Luca Varani nel corso di un festino a base di droga in un appartamento alla periferia di Roma, nel quartiere Collatino.

Rito abbreviato per Manuel Foffo e ordinario per Marco Prato. Questi i termini di giudizio per i due trentenni accusati di aver ucciso Luca Varani il 4 marzo scorso, al culmine di una serata a base di alcol e droga in un appartamento nel quartiere Collatino, nell’area est di Roma.

La prima udienza del processo si era chiusa con la richiesta formulata dai difensori dei due ragazzi ed accolta dal gup Nicola Di Grazia. L’avvocato Michele Andreano, difensore di Foffo, nel chiedere il rito alternativo che prevede uno sconto della pena di un terzo, ha depositato anche una perizia medica che attesta come la capacità di intendere e di volere del suo assistito, reo confesso dell’omicidio, sia “grandemente scemata” a causa dell’uso cronico di droga e alcol. Il giudice ha ammesso come parti civili i genitori di Varani e la sua fidanzata.

Il 21 febbraio, invece, la parola passerà alla difesa e non è escluso che, nello stesso giorno, il giudice possa pronunciarsi sulla data del rinvio a giudizio e sul rito abbreviato. Oltre alla premeditazione la Procura contesta ai due le aggravanti della crudeltà e dei motivi abietti e futili.

Secondo Scavo, quello del Collatino fu un massacro pianificato in modo lucido. La scelta della vittima fatta dopo una sorta di macabro casting. Già nell’atto di chiusura indagini, la Procura aveva di fatto ricostruito l’intera vicenda ritagliando un ruolo “paritario” ai due nell’azione omicidiaria. Nella richiesta di rinvio a giudizio, il pm affermava che i due trentenni “dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti nei giorni antecedenti l’evento” sono “usciti di casa nella mattinata del 4 marzo ed hanno ‘girato’ in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita”.

Foffo è arrivato al processo come reo confesso dopo essersi costituito alle forze dell’ordine poche ore dopo il delitto. Dal canto suo, invece, Prato ha sempre confutato la ricostruzione fornita dalla Procura sostenendo di non avere avuto un ruolo attivo nell’omicidio come invece dimostrato dalle perizie svolte sulle armi utilizzate per il massacro. “Ha fatto tutto Manuel – la sua accusa durante l’interrogatorio in carcere -. Io non ho potuto impedirglielo perché ero anche stordito dalla droga e dall’alcol. Il suo è stato un raptus violento ed io sono rimasto bloccato anche perché lo amo”.