Marco Pantani, tutti misteri sulla morte. 125 minuti di buco nel video della polizia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Agosto 2014 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Marco Pantani

Marco Pantani

ROMA – Un buco di 125 minuti, 6 anomalie e 5 nuovi testimoni: queste le novità sul caso della morte di Marco Pantani, da qui potrebbe ripartire la nuova indagine (un atto dovuto dopo l’esposto della famiglia del “Pirata”) della procura di Rimini.

“L’ho trovato stanco ma lucido – ha raccontato Oliver Laghi, il ristoratore che la sera del 13 febbraio 2004 gli portò un’omelette al prosciutto e formaggio -, mi disse di tornare il giorno dopo con mio figlio che voleva l’autografo”. Laghi è l’ultimo ad aver visto Pantani vivo, almeno questo si è sempre pensato. Adesso invece è proprio questo uno dei dubbi principali: qualcuno è entrato in quella stanza prima delle 20,30 del 14 febbraio, quando i soccorritori accertarono che Pantani era morto?

C’è anche un video, una ripresa girata dai poliziotti della Scientifica che comincia alle 22,45 del 14 febbraio e termina all’1,01 del 15 febbraio. Ma il girato è di soli 51 minuti e termina prima dalla fine dell’ispezione. Chi ha effettuato i presunti tagli tra una scena e l’altra?

Mobili spostati, alcuni rotti, un filo dell’antenna tv legato come un cappio e pendente dal soppalco, una confusione pressoché totale: secondo la famiglia proprio dal filmato si potrebbe capire che quella sera Pantani, in stanza, non era da solo. Lo stesso filmato mostra svariate dosi di cocaina.

Nella denuncia si parla di “costrizione a bere cocaina sciolta nell’acqua”.

C’è poi la questione della colazione. Secondo la versione ufficiale l’ultimo cibo ingerito è l’omelette portata da Laghi. Ma, secondo l’autopsia, il “Pirata” ha fatto colazione, ha mangiato altro. Pantani si è incontrato con qualcuno? Inoltre nella stanzanon c’era il frigobar, ma è stata trovata la carta di un cornetto Algida.

E adesso, scrive Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, si dovrà incrociare la visione del filmato con la relazione medico-legale che ha già evidenziato due punti: il corpo trascinato sulle tracce di sangue e dunque spostato dopo il decesso; e poi le lesioni ed ecchimosi incompatibili con l’autolesionismo, sia pure in una persona completamente stravolta dalla cocaina.

Nella stanza sono stati ritrovati alcuni biglietti, forse senza senso, scritti da Pantani:

“Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la più contata”, annotava Pantani su un biglietto. E su un altro il Pirata” scriveva: “Con tutti Marte e Venere segnano per sentire”.

E poi c’è tutto un giro di chiamate, come scrive Repubblica:

La nuova indagine sulla morte del Pirata ripartirà da una serie di tabulati telefonici. Numeri che si incrociano in maniera convulsa nelle ore immediatamente successive all’omicidio di Marco Pantani, in quel tragico pomeriggio del 14 febbraio 2004, e che disegnano una strana, fittissima triangolazione tra Fabio Miradossa, Ciro Veneruso – vale a dire il fornitore e lo spacciatore del ciclista (successivamente per questo condannati) – e altri numeri per il momento non meglio identificati. Cosa c’era all’origine di quel febbrile giro di chiamate rimbalzato nell’etere tra le 13 e le 20 di quel giorno?

E quella telefonata delle 20.52, poco dopo il ritrovamento di Pantani senza vita, diretta dal Residence Le Rose a un imprenditore che in quel momento è in compagnia di Elena Korovina, che, coincidenza, è stata amante di Pantani. Altra coincidenza: l’uomo conosce Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, i fornitori di cocaina del Pirata.

Il colloquio dura 41 secondi, probabilmente troppi per la versione della telefonata che l’imprenditore fornisce agli inquirenti. Riporta Francesco Ceniti sulla Gazzetta:

“Pronto, lei è Marco Pantani?“. La surreale conversazione è raccontata agli inquirenti dal diretto interessato. Non uno qualunque: conosce gli spacciatori Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, frequenta gli stessi giri di donne dell’ultimo Pantani. E anche con il Pirata è accertata una conoscenza, non si sa quanto approfondita. La telefonata, secondo il racconto fatto, ha un epilogo rapido: chi risponde spiega che forse c’è stato uno sbaglio, la replica dall’altra parte è: “Non riusciamo a rintracciare il signor Pantani da ore e avevamo questo numero… Comunque ci scusi”. Clic. Una conversazione breve, dunque. Circa 20 secondi. Esageriamo? Diciamo 25. Ma i tabulati dicono che i secondi sono 41. Tanti.